AgenPress – “Servono scelte per l’Italia del futuro, scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro“.
Così il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, dal palco dell’assemblea che segna il suo debutto ufficiale ai vertici dell’associazione degli imprenditori.
“Serve una rotta precisa per dare significato complessivo alle misure. E per tracciare la rotta serve un approdo sicuro”. Ed è per recuperare 25 anni di bassissima produttività che serve “un quadro netto e chiaro, di poche decisive priorità su cui riorientare la crescita del Paese e servono strumenti fini per indirizzare la politica economica e industriale dell’Italia”, sottolinea.
“I sussidi non sono per sempre, né possiamo o vogliamo diventare un Sussidistan. Già l’estate doveva essere il momento di altre scelte su cui indirizzare più incisivamente il futuro. Serve tutt’altro: non sussidi, ma condizioni regolatorie e di mercato tali da tornare ad accrescere produttività e occupazione”.
“Abbiamo inviato a metà luglio a governo e sindacati una proposta dettagliata di riforma degli ammortizzatori sociali, cui finora non abbiamo visto seguito”, ha poi ricordato Bonomi. Il testo “si ispira al varo di vere politiche attive del lavoro, smontando la parte di reddito di cittadinanza non destinata al contrasto della povertà, ma in teoria alle politiche per il lavoro che di fatto non funziona”.
In Italia “abbiamo accumulato negli anni una lista molto numerosa di incentivi e bonus per il Sud, ciascuno di essi non ottiene i risultati indicati all’atto del varo”, ha aggiunto il numero uno degli industriali italiani. “E’ dunque sconsigliabile aggiungere altri bonus a tempo, ma bisogna inquadrare le risorse a questo scopo in pochi strumenti incisivi e nuovi, mirati ad aggredire i fattori che rappresentano il freno prevalente all’attrattività degli investimenti, le infrastrutture sia fisiche che digitali e la legalità“.
Secondo le stime del Centro Studi di Confindustria, anche la prima metà del 2021 risulterà in difficoltà per quanto riguarda l’occupazione. Nonostante un parziale rimbalzo a luglio, in Italia il calo tendenziale dell’occupazione “resta molto ampio, con quasi 600mila persone occupate in meno rispetto all’anno precedente. Al calo degli occupati si associa un altro fenomeno che misura la sfiducia degli italiani sulle prospettive, ovvero un forte aumento degli inattivi (+475mila su luglio 2019)”. I più colpiti “sono i giovani: del calo totale dell’occupazione, il 74% pesa sugli under 35. Sono in prevalenza giovani anche i nuovi inattivi (64%), che vanno ad aggiungersi all’esercito di chi in Italia non studia e non cerca più lavoro”.
Avere una visione significa, all’esaurirsi di Quota 100 tra un anno, “non immaginare nuovi schemi previdenziali basati su meri ritocchi, come leggiamo quando si parla di Quota 101, cioè nuovi regimi che continuerebbero a gravare sulle spalle dei più giovani”, ha osservato Bonomi parlando dell’anticipo pensionistico.
L’utilizzo delle risorse del Recovery Fund “deve esprimere una visione di fondo della crescita” e per questo serve “un grande e comune Patto per l’Italia” che “aderisca agli indirizzi Ue” e che veda la partecipazione di istituzioni, politica, tutti i maggiori soggetti economici e sociali del Paese. Un patto “con noi e con tutte le parti sociali”, ha detto Bonomi. “Da troppi anni in Italia manca una visione, una visione di fondo capace di unire ciò che il nostro Paese sa fare con l’impatto della modernità, in una società che in 25 anni ha perso reddito e aumentato il tasso di diseguaglianza. Perché neanche 200 miliardi possono risolvere i problemi dandone una goccia a tutti”.
“Nell’entusiasmo per i 208 miliardi di euro dall’Europa, e che si aggiungono al Sure e alle nuove linee di credito Bei, tende a svanire l’attenzione sul danno certo per l’Italia se il governo rinuncia al Mes privo di condizionalità”.