Coronavirus, Fabrizio Pregliasco: “Preoccupato per le varianti”

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AgenPress. Il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario IRCCS Galeazzi di Milano, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sull’allarme varianti. “Sicuramente sono preoccupato –ha affermato Pregliasco-. E’ vero che le varianti di per sé non devono essere considerate un dramma, non bisogna dare messaggi che sconfortino in modo eccessivo la comunità. Le varianti le cerchiamo e cercandole ne abbiamo maggiore contezza.

Le tre varianti principali sono quelle che hanno elementi di contagiosità maggiore e ancora non è chiaro il motivo, sembra collegato non ad una carica virale maggiore bensì ad una lunghezza maggiore del periodo di contagiosità, che andrebbe oltre i 10 giorni. I modelli ci dicono che per metà marzo il rischio è che tutti i casi siano collegati alla variante inglese. Speriamo che le azioni più mirate di zone rosse possano mitigare la diffusione. Il meccanismo del modello a colori funziona per mitigare, anche se non riesce ad arrivare al controllo della malattia.

E’ ovvio che un lockdown pesante sarebbe difficile da adottare, considerando l’insofferenza sociale e i danni economiche che provocherebbe. Sicuramente ci deve essere grande attenzione alla scuola perché la variante riesce ad infettare anche i giovani, pur non facendoli ammalare. Bisogna aumentare il monitoraggio in quei contesti e rilanciare l’informazione per dare ai giovani una consapevolezza maggiore riguardo il covid. Ogni contatto in questo momento è da considerarsi a rischio, meno contatti ci sono e più si abbassa il rischio. E’ difficile però considerare l’entità del rischio per ogni tipo di contatto”.

Sull’organizzazione degli ospedali. “Non possiamo allargare all’infinito le terapie intensive, perché non si tratta solo del macchinario, ma di tutta una serie di specialisti del settore e non pensabile che si possa ampliare la rete da un giorno all’altro. Quest’anno si è riuscito ad aumentarle, ma bisogna verificarne la realizzabilità. Bisogna sperare che una terapia veramente efficace come sembrano essere gli anticorpi monoclonali possa contribuire ad un trattamento precoce”.

 

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