AgenPress. Gli alti e bassi ai quali la magistratura onoraria è sottoposta da diversi mesi hanno visto nella giornata di ieri e nell’audizione della ministra Cartabia in commissione Giustizia al Senato, un promettente snodo che confidiamo non resti, com’ è avvenuto finora, una consolatoria dichiarazione d’intenti, ma si traduca al più presto in quel riconoscimento concreto di dignità e di diritti che la categoria attende da oltre vent’anni.
Appena un giorno prima, la Corte Costituzionale si era espressa sui giudici ausiliari di Corte d’appello, dichiarando la illegittimità di tali figure, perché inserite in un organo giurisdizionale collegiale, quali sono le Corti territoriali. Secondo la Consulta la Costituzione. prevedendo che “la legge sull’ordinamento giudiziario può ammettere la nomina, anche elettiva, di magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite a giudici singoli” (art. 106, comma 2), limita la giurisdizione dei giudici onorari a contesti esclusivamente monocratici, quali sono i Tribunali e gli Uffici del Giudice di pace, in relazione ai quali la composizione dei collegi si rivela un ruolo non esclusivo e inevitabile, ma occasionato da stringenti necessità.
Nell’esporre le sue linee guida sulla Giustizia, la ministra ha evocato “l’ormai ineludibile problema delle tutele professionali, retributive e pensionistiche dei magistrati onorari, che da tempo sono state portate all’attenzione del Parlamento e ormai formano oggetto di svariati pronunciamenti di giudici interni e della stessa Corte di Giustizia dell’Unione Europea”.
E a riprova di un’attenzione che la pone in netta discontinuità rispetto a chi l’ha preceduta, nella replica che è seguita al dibattito, dopo aver delineato ruoli e compiti che potranno essere svolti dagli assistenti chiamati a coadiuvare gli uffici del processo, la ministra ha pronunciato e ben scandito poche preziose parole, che noi GOT attendevamo da tanto, tantissimo tempo, e che vincendo il disincanto di innumerevoli delusioni sono giunte dritte al nostro cuore:
“Nel Recovery Fund si è esclusa la figura dei giudici onorari nell’ufficio del processo. Secondo me quella era una presenza non opportuna perché anche i vecchi giudici onorari …come potrebbero accettare di mettersi, avendo giudicato fino al giorno prima, in una funzione soltanto ancillare rispetto al giudice? A mio parere non avrebbe funzionato bene, mi sembra corretto invece tenere distinti i problemi. La magistratura onoraria darà un contributo all’alleggerimento della giustizia secondo le forme sue proprie, l’assistente è l’assistente ed è un’altra cosa”.
Dopo la conferma della piena legittimità del nostro ruolo giurisdizionale, giunta dalla Consulta, la ministra Cartabia ha quindi ricordato, a sua volta, che i giudici onorari in servizio svolgono una funzione giudicante, non ancillare, e che in considerazione della loro esperienza non sarebbe opportuno né accettabile farli regredire a meri assistenti.
Finalmente!
Occorre ora procedere sulla strada tracciata con queste semplici ma importanti affermazioni, e chiudere al più presto un cantiere perpetuo di riforme inique, sleali e pasticciate, che lascia dietro di sé le macerie di tante esistenze private, per decenni, di ogni diritto e tutela.
Servirà presto un grande lavoro per far fronte all’arretrato di Tribunali, Procure e Uffici del Giudice di pace, che in quest’anno di pandemia è cresciuto enormemente.
Completare la grande incompiuta della Giustizia, farlo bene e in fretta, con coscienza, coraggio e senso dello Stato, consentirà anche ai magistrati onorari di offrire il loro contributo di passione, competenza ed esperienza per la Ripresa e la Resilienza.
Il Direttivo ASSOGOT