AgenPress. Del rapporto perverso fra i pubblici ministeri, giornali e tv ha parlato anche Luca Palamara nel libro-intervista di Alessandro Sallusti, da tempo in testa a tutte le classifiche di vendite. Ha letto il libro?
Un testo di contenuto tecnico, che viene stampato in trecentocinquantamila copie, è diventato un contraltare alla grande stampa. Io vi leggo, innanzi tutto, la prova dell’’abbandono da parte del nostro sistema di quel fondamentale principio, secondo cui l’esercizio del potere implica sempre una responsabilità. Un principio di civiltà giuridica, che vale per tutti, meno che per i magistrati. Ci sono state molte indignate smentite, qualche querela, ma nulla di più. Il libro è servito a spiegare agli italiani quello che la stampa non aveva neppure accennato. Gli italiani hanno potuto capire che il sistema giudiziario ha tutti difetti di un sistema politico. Con una differenza non da poco. I politici, se esagerano, non vengono rieletti. I magistrati restano, invece, in ruolo.
La tanto invocata e mai realizzata riforma del Csm potrebbe essere utile?
Lo dicono tutti, anche quelli che vorrebbero mantenerla così come è. Sarebbe necessaria perché si potrebbe rompere il sistema delle correnti. Qualcuno dovrebbe spiegarmi come quel sistema sia compatibile con il principio della certezza del diritto. Come può un giudice dispensare serenamente giustizia se appartiene a questa o a quella corrente portatrice di interessi diversi da quelli delle altre?
Che cosa l’ha fatta più arrabbiare?
La stessa cosa. Da sempre. Non accetto che i cittadini siano in balia dei pubblici ministeri, e anche purtroppo dei Tribunali della Libertà, senza potersi in alcun modo difendere. Uno stato di soggezione, prostrazione e frustrazione, incompatibile con il sistema disegnato dalla Corte europea dei diritti dell’umo. Ma ci stiamo arrivando.
A che cosa stiamo arrivando?
A renderci finalmente conto, nonostante il contributo nullo della grande stampa, della necessità di riformare il nostro sistema per renderlo uguale a quello degli altri Paesi europei. Una delle condizioni, imposteci dall’Europa per l’accesso al Recovery Fund, è la riforma della giustizia. E, anche a questo proposito, la stampa omette di scrivere che l’Europa vuole una giustizia non solo efficiente, ma soprattutto “giusta”. La giustizia italiana non è una giustizia garantista. E’ sotto gli occhi di chi voglia vedere. Oltre che guardare.