AgenPress – Daria Dugina, 30 anni, commentatrice politica e figlia di Oleksandr Dugin – considerato l'”ideologo di Putin” – è morta a seguito dell’esplosione della sua auto alla periferia di Mosca. Il fatto è avvenuto verso le 21.45 locali nei pressi del villaggio di Velyki Vyazomi, a circa 20 chilometri a ovest rispetto alla capitale russa.
Aleksandr Dugin è ritenuto fomentatore dell’ideologia ultranazionalista “eurasiatica” – bollata come “fascismo russo” – che ispira la politica estera “imperialista” di Vladimir Putin e quindi anche l’invasione dell’Ucraina. E’ sotto sanzioni internazionali dal 2015, come “ideologo” dell’annessione della Crimea alla Russia.
Secondo le prime informazioni, la donna era alla guida di una Toyota Land Cruiser Prado di proprietà del padre sulla quale non c’erano altri passeggeri. Dopo la deflagrazione – hanno raccontato alcuni testimoni – l’auto si è rovesciata ed è finita fuori strada. Il corpo carbonizzato (e irriconoscibile) della vittima è stato recuperato dai soccorritori giunti sul posto. In alcuni video – diffusi in rete – si vede Dugin disperato, con le mani nei capelli, a pochi metri dall’auto in fiamme.
Al momento, l’ipotesi più probabile è che si sia trattato di un attentato: secondo alcune fonti lo stesso Dugin – impegnato in serata in una conferenza su “Tradizione e storia” vicino a Mosca (alla quale ha partecipato anche Daria Dugina come ospite) avrebbe dovuto trovarsi in auto con la figlia, commentatrice televisiva, ma alla fine ha deciso di viaggiare su un’altra vettura.
Importanti falchi russi senza prove hanno rapidamente incolpato Kiev per l’attacco, definendolo un tentativo di omicidio e chiedendo al Cremlino di rispondere prendendo di mira i funzionari del governo a Kiev. “Centri decisionali!! Centri decisionali!!!” ha scritto Margarita Simonyan, caporedattore della stazione televisiva RT finanziata dallo stato, ripubblicando un appello per bombardare il quartier generale dell’agenzia di intelligence ucraina SBU.
Se l’autobomba è legata alla guerra, sarebbe la prima volta da febbraio che la violenza scatenata sull’Ucraina raggiunge la capitale russa, toccando la famiglia di un alleato del Cremlino nei pressi di uno dei quartieri più esclusivi di Mosca.
Kiev ha negato con forza le accuse. “L’Ucraina non ha assolutamente nulla a che fare con questo, perché non siamo uno stato criminale come la Russia, o addirittura un terrorista”, ha detto Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente, Volodymyr Zelensky, in un commento trasmesso in televisione.
“Le forze dell’ordine russe stanno investigando sulla morte di Darya Dugina. Se la pista ucraina fosse confermata dalle autorità competenti, così come evocato dal capo della Repubblica di Donetsk Denis Pushilin, allora avremo la conferma della politica del terrorismo di Stato messa in atto dal regime di Kiev”:, lo scrive la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova sul suo canale Telegram, secondo quanto riferisce la Tass. “Aspettiamo i risultati delle indagini”.