AgenPress – Massimo Gaballo, sostituto procuratore generale di Milano, ha chiesto la conferma della sentenza con cui il tribunale ha condannato a 6 anni di reclusione Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ex vertici di Mps imputati in appello per falso in bilancio e aggiotaggio in un filone delle indagini sulla banca senese. Per Paolo Salvadori, a cui in primo grado erano stati inflitti 3 anni e mezzo, il pg ha chiesto la nullità della sentenza per incompetenza territoriale e il trasferimento a Siena degli atti.
Nel frattempo sei società del gruppo Caltagirone hanno fatto causa a Mps chiedendo un risarcimento danni complessivo di 741 milioni di euro, legato all’impatto sugli investimenti in azioni della banca senese effettuati tra il 2006 e il 2011, “sul presupposto che tale danno sia collegato direttamente alla condotta asseritamente illecita posta in essere” da Mps per effetto della “diffusione di informazioni price sensitive erronee fin dal 2006” che avrebbero generato una “rappresentazione non veritiera della situazione patrimoniale della capogruppo”.
Le società hanno affermato di aver investito in azioni Mps, di cui Francesco Gaetano Caltagirone è stato vice presidente dall’aprile 2006 al gennaio 2012, “un ammontare complessivo di circa 856 milioni di euro” e di “aver rivenduto i detti strumenti finanziari nei primi mesi del 2012 riportando una minusvalenza di circa 741 milioni di euro”. Secondo le società di Caltagirone il danno subito dall’investimento è “collegato direttamente alla condotta asseritamente illecita posta in essere” da Mps e consistita nella “diffusione di informazioni price sensitive erronee fin dal 2006”, in quanto le parti imputano alla “asserita rappresentazione non veritiera della situazione patrimoniale della capogruppo il fatto di aver acquistato e/o mantenuto i titoli Mps nei rispettivi portafogli nell’arco temporale sopra indicato”. Alla prima udienza, che si è svolta lo scorso 30 gennaio 2023, le sei società hanno chiesto la concessione dei termini istruttori, mentre Mps ha chiesto la spedizione della causa a precisazione conclusioni. Il giudice si è riservato di decidere.