AgenPress – A raccontare la storia della ragazza era stato il suo avvocato Barbara Iannuccelli. “È un’altra Saman, ma stavolta deve andare diversamente. Salviamo questa ragazza – aveva dichiarato Iannuccelli, come riporta Il Resto del Carlino -. È un caso uguale in tutto e per tutto, una ragazza che sogna l’amore vero, la famiglia che la rinchiude in casa e la obbliga a un matrimonio forzato; percosse quotidiane e la mancanza di alternative. Facciamo in modo che la storia abbia un altro epilogo. Salviamo questa ragazza”, che sarà portata in una struttura protetta la 19enne di origini indiane e residente in provincia di Modena che ha denunciato i familiari per maltrattamenti e costrizione al matrimonio e che, mercoledì notte, dopo cinque ore in commissariato per cercare una soluzione, è stata ospitata dalla preside della sua scuola (a cui era stata affidata).
“Ho ricevuto una richiesta da parte della ragazza. Era andata a scuola, ma una volta arrivata a casa i familiari le hanno sequestrato il cellulare. È riuscita a comunicare con me grazie ai social, mi ha chiesto di vederci. Padre, madre, zio e nonna la picchiano, la tengono segregata e le hanno preso i documenti perché rifiuta un matrimonio forzato, si è innamorata di un altro ragazzo”, aveva raccontato la legale.
Iannuccelli l’aveva accompagnata in un commissariato del Bolognese, ma – aveva detto – “non c’era nessuna possibilità di collocamento in protezione, se non metterla da sola in un bed and breakfast e, se volevo, avrei potuto dormire io con lei”. E così “è stata affidata alla preside, l’unica persona disposta a ospitarla dopo cinque ore passate in commissariato, una privata cittadina che si prende cura di lei, mettendo a repentaglio la sua incolumità perché la famiglia la sta cercando. Io mi sarei aspettata che lo Stato rispondesse: è un codice rosso, sono reati gravissimi. Invece dopo cinque ore di pianti, cinque ore di paura perché nel frattempo i familiari la vogliono riportare all’inferno, ci si schianta contro la realtà. Gli strumenti ci sono ma non vengono applicati”.
La preside aveva dato la disponibilità ad accoglierla dopo essersi confrontata con i propri familiari. Proprio nella scuola, un istituto superiore del Bolognese, la giovane avrebbe trovato persone attente alla sua delicata situazione, a cui appoggiarsi, trovando infine il coraggio di denunciare.
Proprio ai suoi insegnanti la 19enne ha raccontato di essere stata isolata, tenuta a digiuno due giorni dai familiari che le avrebbero dato da bere del latte dal sapore cattivo che l’ha fatta addormentare e poi risvegliare con un gran mal di testa. Il 13 aprile la scuola ha segnalato i fatti alla Polizia. Il padre aveva scoperto che si era innamorata di un giovane connazionale e l’avrebbe picchiata: si sarebbe seduto davanti a lei dandole dei calci e avrebbe minacciato di tagliarle la gola.
La prima segnalazione alla polizia è quindi stata fatta dalla scuola, mentre successivamente la ragazza è stata sentita e ha formalizzato la sua denuncia. Mercoledì, è tornata in commissariato insieme a Iannuccelli, per cercare una soluzione. Nella notte è stata affidata e ospitata dalla preside, mentre ora la Questura di Bologna (territorio dove è presente la scuola frequentata dalla ragazza, che invece risiede nel Modenese) si è attivata per la collocazione in una struttura protetta.
La scuola si è mossa a fine marzo dopo che una parente della giovane telefonò dicendo che la ragazza non stava bene e che aveva perso il cellulare. Ma il giorno dopo la ragazza raccontò a un insegnante che non aveva avuto malattie, che il telefono le era stato tolto e mostrò i segni sul collo, che le sarebbero stati fatti dal padre dopo la scoperta della relazione con un ragazzo che, a suo dire, non avrebbe potuto avvicinare perché già promessa sposa. La giovane ha riferito anche di essersi svegliata, dopo aver bevuto il latte cattivo, e di aver trovato i suoi vestiti impacchettati. La scuola ha attivato anche volontari di un centro antiviolenza, a cui la ragazza ha ribadito i racconti.