Decine di migliaia di bambini sudanesi in pericolo di vita entro la fine dell’anno

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AgenPress. “A causa del crudele disinteresse per i civili e degli attacchi incessanti sui servizi sanitari e per la nutrizione, l’UNICEF teme che molte migliaia di neonati moriranno da qui alla fine dell’anno.

333.000 bambini nasceranno in Sudan tra ottobre e dicembre. Loro e le loro madri hanno bisogno di assistenza al parto qualificata. Tuttavia, in un Paese in cui milioni di persone sono intrappolate in zone di guerra o sfollate, e dove le forniture mediche sono in grave carenza, tale assistenza diventa ogni giorno meno probabile.

I servizi per la nutrizione sono altrettanto devastati. Ogni mese 55.000 bambini hanno bisogno di cure per la forma più letale di malnutrizione. Eppure, a Khartoum funziona meno di un centro nutrizionale su 50, nel Darfur occidentale uno su 10.

I numeri ufficiali delle vittime indicano in 435 il numero di tutti i bambini uccisi nei combattimenti in Sudan. Data la totale devastazione dei servizi salvavita su cui i bambini fanno affidamento, l’UNICEF teme che i cittadini più giovani del Sudan stiano entrando in un periodo di mortalità senza precedenti. Più il conflitto si protrae e i bassi livelli di finanziamento persistono, più l’impatto sarà devastante. Questo è il costo dell’inazione.

Sono appena tornato dal Sudan. Non so dirvi quante persone hanno chiesto sostegno. Insegnanti, commercianti, architetti e soprattutto madri in gravidanza, tutti sfollati. Famiglie che arrivano spaventate, affamate e che hanno lasciato alle spalle tutti i loro averi.

Donne e ragazze vengono continuamente terrorizzate durante la fuga. Ci sono sempre più segnalazioni di bambini reclutati nei gruppi armati. E il Sudan è ora uno dei luoghi più pericolosi per gli operatori umanitari.

Nonostante i rischi e il palese disinteresse per la vita dei civili, l’UNICEF e i suoi partner stanno fornendo assistenza ai bambini in tutti i 18 Stati del Sudan, anche nelle zone più critiche. Nonostante tutte le sfide, dall’inizio del conflitto, l’UNICEF, insieme ai partner, ha raggiunto 5,1 milioni di persone con forniture sanitarie, 2,8 milioni di persone con acqua potabile, 2,9 milioni di bambini con screening per la malnutrizione – di cui 152.200 hanno ricevuto cure salvavita, 300.000 madri e famiglie hanno ricevuto denaro contante a sostegno della loro ripresa, e oltre 282.000 bambini e caregiver hanno ricevuto consulti psicosociali, apprendimento e sostegno alla protezione attraverso oltre 464 spazi sicuri istituiti in tutto il Paese”.

Ma abbiamo bisogno di fondi: fino a questo mese, l’appello dell’UNICEF per 838 milioni di dollari per raggiungere quasi 10 milioni di bambini è finanziato per meno di un quarto. Una tale mancanza di fondi significherà la perdita di vite umane. 

La spesa del settore sociale è in forte calo. Se l’UNICEF e i partner delle Nazioni Unite non riusciranno a mobilitare un sostegno aggiuntivo, questo potrebbe portare al collasso dei servizi sociali di base in Sudan. 

I lavoratori in prima linea non vengono pagati da mesi. Non da giorni, né da settimane. Anzi, in un Paese con un’inflazione del 200%, i lavoratori in prima linea – infermieri, medici, insegnanti, assistenti sociali – non ricevono uno stipendio da mesi. Eppure, si presentano al lavoro. Anzi, è probabile che lavorino più ore, viste le necessità che questa guerra crea. Come mi ha detto un nutrizionista: “Questi sono bambini, vivono in una guerra, e quindi finché possiamo aiutarli, lo faremo”. Eppure il loro coraggio e la loro dedizione non possono rifornire le scorte in rapido esaurimento o riparare gli ospedali distrutti.  

Infine, l’UNICEF è profondamente preoccupato per la mancata apertura delle scuole in Sudan. Il Sudan sta già affrontando una delle più grandi crisi di apprendimento al mondo, con oltre sette milioni di bambini che non vanno a scuola e 12 milioni che aspettano la riapertura delle scuole. Per i bambini l’istruzione non è solo il diritto di imparare. Le scuole possono proteggere i bambini dai pericoli fisici che li circondano, come l’abuso, lo sfruttamento e il reclutamento nei gruppi armati. Se il conflitto dovesse far sì che le scuole rimangano chiuse, ciò avrà un impatto devastante sullo sviluppo e sul benessere psicosociale dei bambini. 

“Naturalmente, è necessario fare molti più sforzi per fermare questa guerra. Ma poiché gli attacchi insensati ai civili e ai servizi sociali continuano, l’UNICEF ha bisogno di sostegno finanziario e di un accesso sicuro e senza ostacoli per gli operatori in prima linea”. 

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