AgenPress. I finanzieri del Comando Provinciale di Frosinone, nell’ambito dell’attività di contrasto all’evasione fiscale, hanno concluso un’attività di polizia giudiziaria e di polizia economico-finanziaria nei confronti di una società di capitali operante nel settore del commercio di tartufi, che ha portato alla constatazione di un’evasione fiscale complessiva per circa 23 milioni di euro.
Le operazioni ispettive, eseguite dai Finanzieri della Tenenza di Sora e coordinate dal sovraordinato Gruppo di Cassino, sono scaturite da indagini di polizia giudiziaria eseguite nell’ambito di un procedimento penale incardinato presso la Procura della Repubblica della città martire nei confronti del legale rappresentante di una società con sede nella città Volsca, operante nel commercio di tartufi.
Nel corso delle investigazioni, durante le quali sono state effettuate, tra l’altro, indagini bancarie sui conti correnti della società e del legale rappresentante, è stato rilevato il trasferimento di denaro per un importo di oltre 7,3 milioni di euro verso un conto corrente bancario intestato alla società – ma non censito nelle scritture contabili – acceso presso un istituto di credito in Bulgaria, utilizzato per operazioni commerciali al di fuori del territorio nazionale in completa evasione di imposta.
In tale contesto, nell’ambito delle indagini di polizia giudiziaria, il legale rappresentante della società è stato segnalato all’A.G. per l’ipoteso di reato di autoriciclaggio di cui all’art. 648 ter1 c.p. per un ammontare di oltre 7 milioni di euro.
Previo nulla osta della competente A.G., i dati e gli elementi acquisiti nel corso delle indagini di polizia giudiziaria sono stati utilizzati nell’ambito di una verifica fiscale – relativa al periodo dal 2019 al 2022 – intrapresa nei confronti della società investigata, che ha consentito di quantificare un maggior reddito imponibile, determinato da ricavi non dichiarati e da costi non deducibili, per un ammontare complessivo di oltre 21 milioni di euro e di quantificare un’I.V.A. evasa per oltre 1,4 milioni di euro.
L’esame analitico della documentazione amministrativo-contabile, parte della quale è stata occultata, ha consentito, altresì, di ipotizzare una frode alimentare realizzata attraverso la falsa indicazione della provenienza italiana sulle fatture di vendita per oltre 21 tonnellate di tartufi (freschi, secchi e surgelati) provenienti, in realtà, dall’Iran.
Al termine delle operazioni ispettive, il legale rappresentante della società è stato segnalato alla competente A.G. per le ipotesi penalmente rilevanti di “occultamento delle scritture contabili”, “dichiarazione infedele”, “omesso versamento di IVA” – con contestuale proposta di adozione del provvedimento di sequestro preventivo per valore equivalente per un ammontare pari all’imposta evasa -, nonché di “frode nell’esercizio del commercio”.