Amnesty International messa al bando dalla Russia, il portavoce in Italia: “Rischio gravi conseguenze per attivisti e cittadini”

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AgenPress. «La guerra in Ucraina ha risvegliato nostalgie dell’Unione Sovietica e ha rafforzato l’idea dell'”uomo forte” che affascina anche in ambienti insospettabili. Questo ha creato terreno fertile per l’incapacità di condannare l’invasione russa di alcuni personaggi in occidente. Si può anche criticare la Nato per aver “abbaiato ai confini” della Russia, ma l’aggressione di un Paese sovrano rappresenta un limite inaccettabile e disumano».

Lo ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, su Radio Cusano Campus durante la trasmissione “Battitori Liberi” in merito alla decisione della Procura Generale della Federazione Russa, che ha dichiarato Amnesty International un’organizzazione “indesiderata”, vietandole ogni attività sul territorio della Federazione.

«Secondo le leggi russe del 2025, questa designazione significa che non possiamo più svolgere alcuna attività in Russia, in quanto ritenuti una minaccia per il Paese. Chiunque sia associato ad Amnesty o anche solo sospettato di esserlo rischia sanzioni penali, compresa la reclusione. Il vero pericolo non è tanto l’impossibilità di operare sul campo, quanto la “caccia all’associato”, già vista in passato, con gravi conseguenze giudiziarie per attivisti e cittadini».

Sulla tempistica del provvedimento, Noury osserva: «La coincidenza temporale è significativa: appena quattro giorni fa abbiamo condannato la sentenza inflitta a un osservatore indipendente in Russia. Inoltre, il nostro Rapporto 2024, appena pubblicato, dedica ampio spazio ai crimini di guerra russi in Ucraina, alla repressione del dissenso e alla persecuzione dei giornalisti. Siamo stati accusati di “russofobia”, una definizione assurda: chi si occupa di diritti umani denuncia violazioni ovunque avvengano, senza ostilità verso nessun popolo».

Sul clima culturale e le censure imposte in ambito artistico e sportivo, Noury aggiunge: «Siamo arrivati al paradosso di bandire persino autori deceduti come Dostoevskij. Le misure ad personam verso direttori d’orchestra o atleti che faticano a prendere posizione sfiorano il ridicolo e sono forme evidenti di russofobia. Dopo oltre 80 rapporti sui crimini di guerra russi, ci siamo permessi di osservare che in alcune zone l’Ucraina aveva esposto troppo i civili: per mesi siamo stati accusati in rete di essere “putiniani”. Forse ora, alla luce di quanto pensa la Russia di noi, queste accuse si fermeranno».

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