AgenPress. Sono molto lieta di essere qui oggi ad Astana e di partecipare a questo importante evento di discussione e dialogo promosso dal Presidente Tokayev e dal Governo kazako. Desidero trasmettere loro il mio saluto, la mia gratitudine per l’invito e la calorosa accoglienza che mi è stata riservata.
Oggi segna l’inizio della mia prima visita ufficiale in Kazakistan dall’inizio del mio mandato di Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana. Una visita che non considero solo di protocollo, ma di sostanza. Intendiamo suggellare l’amicizia che unisce le nostre Nazioni con fatti concreti, rafforzando la nostra collaborazione strategica in molti ambiti cruciali.
Questa visita segna anche un momento storico nelle nostre relazioni, il primo Vertice tra l’Italia e i cinque Paesi dell’Asia centrale. Apprezzo molto questo evento e desidero ringraziare non solo il Presidente Tokayev, che ha accettato di ospitarlo, ma anche il Presidente Japarov, il Presidente Rahmon, il Presidente Berdimuhamedov e il Presidente Mirziyoyev, anche per il tempo davvero speciale che ho trascorso in Uzbekistan. Sono certo che sarà un momento decisivo per intensificare le nostre relazioni e renderle ancora più solide, durature e strategiche.
Questo non è un percorso che inizia oggi, ma un percorso che percorriamo insieme da tempo. L’Italia è stata la prima nazione dell’UE a decidere di investire nelle relazioni con l’Asia centrale e i suoi singoli Stati membri, avviando un formato permanente per la condivisione di idee. Abbiamo indicato la strada, e il nostro esempio ha effettivamente aperto la strada, come dimostrato dal primo vertice UE-Asia centrale dello scorso aprile, che non a caso ha elevato le relazioni tra la regione e l’Unione Europea a un partenariato strategico.
Siamo orgogliosi di questa scelta, perché la capacità di creare ponti e opportunità di dialogo, esplorando strade che altri non avevano avuto il coraggio di percorrere, è nel DNA degli italiani. È un’eredità che abbiamo imparato da uno degli italiani più famosi della storia, Marco Polo, che secoli fa attraversò queste terre per raggiungere i confini più remoti del mondo allora conosciuto. Non c’è simbolo migliore per descrivere ciò che celebriamo oggi: cooperazione, visione, responsabilità. Ma anche la capacità di guardare oltre l’orizzonte e di imparare a comprendere gli altri, i loro valori, il loro potenziale, con rispetto e umiltà.
Uno dei padri della geopolitica moderna, Halford Mackinder, sosteneva che l’Asia centrale rappresentasse uno dei “perni” attorno ai quali ruotava il destino del mondo. Non sono uno studioso di geopolitica, mi limito a osservare la realtà. E la realtà ci dice che questa regione è sempre stata un crocevia tra Occidente e Oriente e occupa un ruolo strategico nello scenario globale, soprattutto in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo.
L’Asia centrale è sempre stata un ponte. Le trasformazioni e i cambiamenti che questa parte del pianeta ha subito nel corso dei secoli l’hanno resa ciò che è oggi: la cerniera tra due continenti, il punto di contatto tra Europa e Asia, il punto di congiunzione tra mondi un tempo molto distanti ma ora più interconnessi che mai.
E so cosa significa, perché lo dico da italiana, da figlia di una Nazione che occupa una posizione cardine tra Europa e Africa, al centro di quel Mediterraneo globale che proietta la sua rilevanza ben oltre il suo spazio geografico.
Credo quindi che non ci sia posto migliore di questo per riflettere sui legami che ci uniscono e su quelli che possiamo costruire, senza paura di andare oltre gli schemi a cui siamo abituati.
Ecco perché si possono creare nuove opportunità di cooperazione anche tra, forse addirittura tra, partner apparentemente distanti e con storie profondamente diverse. Partner che, tuttavia, sono in grado di vedere la scacchiera nel suo insieme, e non solo il singolo quadrante che apparentemente li riguarda più da vicino.
Questo è l’approccio dell’Italia, e so che è anche il vostro, nella direzione di una vera interconnessione globale, dall’Asia all’Europa, dal Mediterraneo all’Indo-Pacifico.
Ma se vogliamo davvero dare forma al futuro – come ci invita a fare il titolo di questo Forum – dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre i nostri confini geografici e tracciare nuove strade. Partendo, naturalmente, da ciò che già ci unisce e rende il nostro rapporto estremamente forte. Penso al settore energetico, dove la nostra cooperazione può contribuire a fare la differenza, sia nei settori più tradizionali che in quelli più innovativi, in linea con quel principio di neutralità tecnologica che ci impegniamo ad affermare per garantire sistemi economici e sociali sostenibili.
Mi riferisco anche alle materie prime critiche, dove la nostra collaborazione mira a generare benefici condivisi e opportunità reciproche. Non dimentico le sfide ambientali, come quella che ci vede in prima linea negli sforzi di rigenerazione del Lago d’Aral, un patrimonio che è nostro compito e dovere proteggere. Il Fondo Italiano per il Clima è uno strumento importante che vorremmo sfruttare ancora di più per rafforzare ulteriori progetti condivisi.
Le nostre interconnessioni guardano anche alle infrastrutture digitali e fisiche, di cui il Middle Corridor rappresenta probabilmente la sfida più promettente e affascinante. Crediamo fermamente nel potenziamento di questo progetto, che è al centro del partenariato strategico avviato con l’UE a Samarcanda e può apportare un contributo significativo alla sicurezza e alla stabilità della catena di approvvigionamento, sia da che verso l’Europa.
L’interdipendenza dei nostri destini è un dato di fatto, anche quando siamo chiamati a difendere insieme la nostra sicurezza, la sicurezza dei nostri cittadini, la sicurezza dei nostri popoli. Dobbiamo continuare a unire i nostri sforzi anche per combattere il terrorismo e smantellare le organizzazioni criminali transnazionali che traggono profitto dal traffico di droga, armi e esseri umani.
Tutto intorno a noi sembra cambiare e le poche certezze che credevamo di avere non ci sono più. In questo cambiamento epocale, i blocchi omogenei del passato non esistono più e le relazioni tra le nazioni si basano su modelli nuovi e molto spesso inediti.
Il presente ci sfida, mettendo alla prova ciascuno di noi. Ma è un’occasione, un’occasione per dimostrare il nostro valore, e sta a noi decidere come agire. Possiamo rifugiarci nelle ormai sbiadite certezze del passato, oppure possiamo cercare di guardare oltre, dimostrando il coraggio che i nostri popoli si aspettano da noi.
Non ho dubbi e so di non essere sola in questo percorso.