Maxi frode fiscale da 11 milioni di euro sui bonus edilizi

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AgenPress. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Prato, a conclusione di una complessa attività investigativa di polizia economico-finanziaria, coordinata in ogni sua fase dalla Procura della Repubblica di Pistoia, hanno dato esecuzione a un provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pistoia, con il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari nei confronti dei due principali indagati, responsabili di un’articolata frode fiscale da oltre 11 milioni di euro in materia di bonus edilizi.

Nell’ambito della medesima indagine le Fiamme Gialle di Prato hanno già sequestrato:

– crediti inesistenti per oltre 8,5 milioni di euro;

– tre unità immobiliari (tra cui una struttura alberghiera, un opificio industriale e un’abitazione privata) per un valore stimato in circa 2 milioni di euro;

– tre società di capitali, sottoposte a sequestro impeditivo, per un valore complessivo del capitale sociale pari a 300.000 euro.

per un valore complessivo di 11 milioni di euro.

Con il nuovo provvedimento del G.I.P. di Pistoia, emesso all’esito degli interrogatori preventivi come previsto dalla riforma apportata con legge n. 114 del 2024, i due principali artefici del sistema di frode sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.

L’indagine, avviata nel 2022 e frutto di una meticolosa attività investigativa del Gruppo Prato della Guardia di Finanza, ha consentito di ricostruire l’operatività di un sistema fraudolento, attivo a livello nazionale, volto alla creazione e commercializzazione di crediti d’imposta fittizi connessi al cosiddetto “Bonus Facciate”, introdotto dalla Legge n. 160/2019 (art. 1, commi 219-224) e reso cedibile e monetizzabile presso soggetti terzi (inclusi intermediari finanziari) dal Decreto-Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).

Gli indagati, attraverso la falsa attestazione di lavori edilizi mai eseguiti, in tutto o in parte, hanno indotto in errore l’Agenzia delle Entrate, generando crediti d’imposta inesistenti che venivano successivamente ceduti a terzi soggetti in buona fede o monetizzati con il concorso di intermediari professionali. In molti casi, gli immobili risultavano intestati a soggetti completamente ignari, talvolta coinvolti solo formalmente tramite la sottoscrizione inconsapevole di atti preliminari o dichiarazioni predisposte ad arte.

Il danno stimato per l’erario è enorme, non soltanto in termini economici diretti, ma anche per l’effetto distorsivo arrecato alla corretta allocazione delle risorse pubbliche stanziate per il rilancio del comparto edilizio e dell’economia nazionale.

I proventi illeciti, ottenuti dalla cessione fraudolenta dei crediti, sono stati successivamente riciclati e reimpiegati mediante complesse operazioni finanziarie e l’acquisto di beni di lusso, immobili e autovetture di alta gamma, nel chiaro intento di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa delle somme e di reinserirle nel circuito economico legale.

Il ruolo degli indagati

Secondo quanto emerso dalle indagini, le condotte illecite sarebbero state orchestrate da un sodalizio criminale composto da tre soggetti:

– un imprenditore con precedenti specifici per reati tributari e fallimentari, ideatore del meccanismo fraudolento;

– un prestanome, formalmente intestatario delle società utilizzate per la creazione dei crediti fittizi;

– una commercialista attiva tra le province di Prato e Pistoia, già rappresentante legale di una delle imprese coinvolte e materialmente incaricata della trasmissione all’Agenzia delle Entrate delle comunicazioni finalizzate alla generazione dei falsi crediti.

Tutti e tre sono risultati diretti beneficiari dei profitti illeciti derivanti dalla monetizzazione dei crediti fittizi.

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