AgenPress. Desidero prima di tutto ringraziare il Ministro Tajani e il Professor Bruni per l’organizzazione di questa undicesima edizione dei Med Dialogue, forum di riferimento per il confronto sulle sfide che riguardano il Mediterraneo e ruotano attorno al Mediterraneo.
Saluto le Autorità, gli illustri Ospiti e gli autorevoli relatori che hanno animato questa tre giorni e che, con la loro presenza e il loro contributo, hanno ribadito il prestigio e l’autorevolezza di questa Conferenza. Voglio, inoltre, congratularmi con gli organizzatori per aver voluto che quest’edizione si celebrasse a Napoli, città che da sempre è uno dei crocevia del Mediterraneo e che si appresta a festeggiare i 2500 anni dalla sua fondazione.
La geografia ha forgiato la storia e l’identità dell’Italia, e ha regalato alla nostra Nazione una straordinaria opportunità: essere al centro di uno spazio geopolitico e geostrategico – il Mediterraneo – che proietta il proprio ruolo oltre i suoi confini fisici e politici ed è centrale nelle interconnessioni globali. È una centralità che, nel tempo, ha dato origine ad una definizione che conosciamo bene e che è entrata nel nostro linguaggio. Mi riferisco al concetto di Mediterraneo Allargato, che viene utilizzato per identificare lo spazio racchiuso tra lo Stretto di Gibilterra e il Golfo di Aden e comprende al suo interno il Medio Oriente e l’Africa centrale. Come ho però detto in altre occasioni, sono convinta che – in questo tempo e in quest’epoca – sia molto più aderente alla realtà delle cose parlare di Mediterraneo Globale. Perché questo spazio geografico, che è cerniera di comunicazione tra l’Atlantico e l’Indo-pacifico e che da sempre crocevia di popoli e culture, è tornato a svolgere un ruolo di primo piano sulla scena mondiale. La sua dimensione supera i suoi confini, e proietta la sua influenza ben oltre la sua tradizionale collocazione.
Parlare di Mediterraneo Globale vuol dire lavorare per costruire uno spazio geopolitico sicuro, stabile e prospero, in un’ottica di cooperazione paritaria e non predatoria. Stiamo declinando questo approccio con il Piano Mattei per l’Africa, strategia che oggi estende il suo raggio d’azione a quattrodici Nazioni africane e che ha strutturato forti complementarità con il sistema delle Nazioni Unite, l’Unione Europea e il suo Global Gateway, il G7, l’Unione Africana e la Banca Africana di Sviluppo, le Istituzioni finanziarie internazionali e numerosi partner bilaterali.
Con il Piano Mattei e il Sistema Italia stiamo promuovendo progetti di infrastrutture resilienti, energie rinnovabili, agricoltura sostenibile, e salute che mettano al centro la persona e le sue aspirazioni tramite formazione e trasferimento di conoscenze. In questo contesto, il dialogo politico deve essere accompagnato da un partenariato concreto e pragmatico, dove l’Italia è pronta a svolgere un ruolo di mediatore e facilitatore, lavorando fianco a fianco con tutti le Nazioni della regione, dall’Africa del Nord al Medio Oriente.
Concepire il Mediterraneo come realtà globale significa anche cogliere le enormi opportunità che derivano dallo sviluppo delle interconnessioni economiche e infrastrutturali. Penso sia al lavoro che stiamo facendo per dare forma e sostanza all’ambizione di diventare un hub energetico per l’Europa, per far incontrare la domanda europea di energia con l’offerta esistente e potenziale del Continente africano, che all’impegno che stiamo portando avanti sul piano internazionale per lo sviluppo di Imec, il corridoio che punta a collegare le città portuali dell’India, del Medio Oriente e dell’Europa e che ci consentirebbe di liberare un enorme potenziale per il nostro commercio e per le nostre imprese, a partire ovviamente da quelle che rientrano nell’ambito della blue economy.
Quest’edizione dei Med Dialogue si svolge in un momento storico particolarmente delicato. Il Piano di pace proposto dal Presidente Trump e firmato a Sharm el-Sheikh segna un passo fondamentale nel cammino verso un quadro stabile e duraturo di pace e sicurezza in tutto il Medio Oriente. L’unità di intenti che la comunità internazionale ha dimostrato in questo frangente rappresenta qualcosa di estremamente significativo.
Si è finalmente aperto uno spiraglio di pace e di speranza, e dobbiamo continuare a lavorare affinché questa preziosa e fragile occasione abbia il successo sperato. L’Italia non si è mai tirata indietro e continuerà a fare la propria parte a tutti i livelli, secondo quelle che saranno le necessità per sostenere il processo di pace e la ricostruzione della Striscia di Gaza. La credibilità e l’autorevolezza che ci vengono riconosciute da tutte le parti nella regione, e che si somma alla storica capacità della nostra Nazione di dialogare e confrontarsi con tutti, ci attribuiscono una responsabilità a cui non intendiamo venire meno.
Perché il Mediterraneo è la nostra casa, e il suo futuro dipende solo dalle scelte che faremo oggi. Insieme.