AgenPress. Nel corso dei lavori della XXVII Edizione di Italia Direzione Nord in corso presso Triennale Milano, il ministro per gli Affari europei, Pnrr e Politiche di coesione Tommaso Foti ha commentato a caldo i primi instant poll delle elezioni regionali in Veneto, Campania e Puglia, soffermandosi in particolare sul tema dell’astensionismo e sulla natura stessa del voto regionale. “Quando vota il 40-42% di media degli elettori, la politica dovrebbe avere il coraggio di chiedersi perché la gente non va a votare”, ha esordito il ministro, definendo l’astensione “il dato che non fa titolo ma che dovrebbe preoccupare più di tutti”.
Foti ha ricordato come le regionali fossero tradizionalmente considerate un termometro politico nazionale, proprio perché svolte in un’unica tornata: “Un tempo le elezioni regionali si tenevano più o meno nello stesso giorno per tutte le regioni italiane, con temi politici che non erano solo locali ma nazionali, e quindi più appetibili per gli elettori”. Oggi, ha osservato, la frammentazione del calendario ha cambiato la natura della consultazione: “Di fatto abbiamo trasformato le elezioni regionali, che dovrebbero essere elezioni legislative perché le regioni nascono come ente legislativo, in elezioni amministrative di entità più vasta”.
Guardando ai risultati, il ministro ha sintetizzato così il quadro emerso: “Vedendo i dati, mi pare che tutto cambi perché nulla cambi. Chi governava rimane a governare, indipendentemente dalla meritoria attività di chi si opponeva alle amministrazioni uscenti”. Foti ha ricordato che “il centrosinistra governava Puglia e Campania e le riprende, il centrodestra governava il Veneto e rivince in Veneto, direi anche un po’ meglio di come dicono i titoli, considerando che non c’era la lista Zaia che aveva avuto un risultato clamoroso alle scorse elezioni”. Una dinamica che, secondo il ministro, conferma la sostanziale stabilità degli equilibri territoriali.
Pur confermando il massimo rispetto per chi si è recato alle urne – “ho massimo apprezzamento per coloro i quali sono andati a votare e ritengo che sia sbagliato non andarci a prescindere” – Foti ha insistito sulla necessità di ricostruire un “sale della politica” capace di motivare la partecipazione: “Lo stimolo è minore se manca l’elemento politico che fa la differenza. Se i temi restano molto circoscritti al territorio e non hanno una traduzione nazionale, l’attrattività del voto si riduce”.
Quanto ai rapporti fra schieramenti, il ministro ha osservato come l’esito fosse in parte scritto: “Con il campo largo in Campania e in Puglia la partita per il centrodestra era quasi impossibile da vincere, così come, nonostante il campo largo, per il centrosinistra era impossibile vincere in Veneto. E infatti ha perso”. Una lettura che riporta al punto di partenza: “Più o meno è andato tutto come nella logica precedente. Il tema vero, per tutti, resta capire come riportare gli elettori alle urne e fare delle regionali di nuovo una grande occasione di confronto politico e non soltanto l’elezione amministrativa di un ente più grande”.
