Agenpress. Salomone uomo di enorme saggezza a cui Dio ha dato la capacità di saper distinguere il bene dal male, permette il trionfo della verità sulla menzogna.
Due donne reclamano entrambe la maternità di un bimbo e Re Salomone, dopo aver chiesto chi fosse la vera madre e aver ricevuto l’ovvia risposta da entrambe, propone di dividere il bimbo in due.
Un giorno gli si presentarono davanti due donne per avere un giudizio riguardo una disputa. Disse la prima: io e questa donna viviamo nella stessa casa. Un giorno io ho partorito un bambino e tre giorni dopo anch’ella diede alla luce un figlio. In quel periodo non c’era nessuno in casa oltre a noi due. Una notte questa donna per errore si coricò sul suo piccino e lo soffocò, allora, mentre io dormivo, ella si alzò e si prese il mio bambino, mettendomi nel letto il suo. Al mattino, quando mi svegliai, trovai il bambino morto e mi disperai, ma subito mi accorsi che il piccino non era il figlio mio, bensì quello dell’altra donna.
“No!” gridò allora l’altra madre. Il bambino vivo è il mio, il tuo è quello morto. Ti sei sbagliata e non c’era nessuno in casa che possa testimoniare!”
Le due donne continuarono a litigare così davanti al re: era la parola di una contro la parola dell’altra e il re ebbe bisogno di tutta la sua saggezza per scoprire la verità. Alfine Salomone si fece portare una spada e disse: “Ognuna di voi sostiene che il bambino vivo è il suo e che quello morto appartiene all’altra donna. Ora taglieremo in due il bambino vivo cosi ciascuna delle due madri ne avrà una parte”. “No!” disse la prima donna : “Piuttosto lasciate a lei il bambino, ma vi scongiuro sire, non uccidetelo”. L’altra madre invece si mostrò d’accordo con il giudizio dei re: “Va bene sire, tagliatelo in due come avete detto”. A quel punto Salomone non ebbe più dubbi: “Date il bambino alla prima madre: è chiaro che lo ama veramente come una madre ama il figlio suo, mentre alla seconda non importa niente della vita del piccolo!”
La vera madre non avrebbe permesso che il figlio morisse a costo di non vederlo mai più.
Caro Zingaretti, la parabola della Bibbia che ho messo in premessa vuole significare una cosa ben precisa:
pur ritenendo di avere tutte le ragioni del mondo non faccio dividere il bambino a metà. Di altri sono e saranno le responsabilità.
La Storia si incaricherà di fare giustizia di tutto, presto o tardi.
Io faccio un passo indietro per non consentire che venga distrutto e dilaniato un patrimonio che è la mia storia politica. La storia di Fausto Gullo e dei braccianti poveri e diseredati, la storia dei morti di Melissa, la storia delle lotte contro la ndrangheta, la storia di Giannino Losardo e di Peppe Valarioti e dei tanti uomini e donne assassinati per l’affermazione dei diritti, per la legalità e la giustizia; la storia di Riace e di ciò che rappresenta, la storia di tanti giovani che credono nel riscatto di questa terra; la storia della mia famiglia.
La storia di ieri e di oggi che prosegue.
Continuerò ad andare in giro per la Calabria, nei centri piccoli e grandi, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della sofferenza e della speranza per mostrare il lavoro che abbiamo avviato in questi 5 anni in condizioni difficilissime e soprattutto per dimostrare che un’altra Calabria è possibile, che si può cambiare il corso delle cose con l’azione continua e costante del buon governo.
Ti riconfermo che è stato un errore politico grave e serio non aver voluto ricercare una soluzione che potesse rappresentare al meglio il fronte democratico nell’imminente campagna elettorale per le regionali, una soluzione di autentico rinnovamento, come fino all’ultimo ho sollecitato.
Altrettanto grave e miope è stata la gestione burocratica e irrispettosa dell’intera vicenda e l’ostinazione ad impedire, in questi mesi, una soluzione partecipata ed aperta alle forze del centrosinistra, ai movimenti civici, agli iscritti e agli elettori democratici calabresi. Gli stessi che in tutte le occasioni, come le elezioni primarie che ci hanno visto in modo disinteressato a tuo attivo sostegno, hanno dimostrato generosità e voglia di decidere nell’interesse generale.
Ad una grande forza democratica come il PD non giovano egoismi correntizi e meschini veti “non detti”, ma una visione alta, in Calabria come per il resto del Paese.
La mia, la nostra storia non finisce qui.
Buon Natale
Mario Oliverio