Agenpress – Sono lontane le foto che ritraevano i senatori pentastellati gioire per l’abolizione dei vitalizi. Gli ex deputati Massimo Teodori e Giuseppe Gargani, assistiti dall’avvocato Maurizio Paniz, hanno vinto la loro battaglia. Quella del vitalizio. Come scrive Il Fatto Quotidiano, comincia tutto con l’affollamento di fronte alla porta della commissione del Senato che dovrà decidere. Anzi, che ha già deciso senza nemmeno aspettare la camera di consiglio convocata per il 20 febbraio: riavranno i loro assegni fino all’ultimo centesimo. La sentenza prevede il ripristino dei vitalizi come sempre stati: senza alcuna decurtazione imposta dal ricalcolo su base contributiva in vigore dal 1 gennaio 2019.
A decidere è stato l’organo di “giustizia” interna di Palazzo Madama, di cui Giacomo Caliendo è ai vertici, un forzista designato dalla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Con Caliendo anche Cesare Martellino, amico di vecchia data del capo di gabinetto di Sua presidenza, Nitto Palma. Neanche a dirlo anche lui tra gli ex senatori che beneficeranno della decisione della commissione da cui a novembre si dimise la pentastellata Elvira Evangelista proprio per prendere le distanze dal curioso intreccio di amicizie e conoscenze che si è coagulato nell’organismo.
“Un conflitto di interessi” lo aveva chiamato Paola Taverna, vice presidente del Senato del Movimento 5 Stelle che della lotta ai vitalizi ha fatto una battaglia identitaria. Ora quella battaglia anti-vitalizi rischia di essere cancellata. Il conto da pagare per il Senato è alto: 22 milioni all’anno che riprenderanno a essere erogati ai senatori fuori corso a cui verranno restituiti pure gli arretrati.
Perché la commissione Caliendo (di cui fanno parte oltre ai due membri laici Martellino e Alessandro Mattoni anche i senatori Simone Pillon della Lega e Alessandra Riccardi del M5S) ha già pronto il suo verdetto nonostante l’istruttoria si sia conclusa appena poche ore fa. Il Fatto Quotidiano è in grado di anticiparla: “la delibera del 2018 con cui il Senato si è adeguato ai tagli imposti mesi prima dalla Camera sarà cancellata perché “si sostanzia in una totale rimozione di provvedimenti di liquidazione a suo tempo legittimamente adottati in riconoscimento e attuazione del diritto assicurato dalle norme allora vigenti e impone, anche dopo più decenni, una nuova liquidazione sulla base di una diversa disciplina che introduce criteri totalmente diversi, con assoluta negazione del legittimo affidamento”.
E ancora. La delibera del 2018 è un intervento “non in linea con gli insegnamenti della Corte Costituzionale ” perché, per la commissione Caliendo, il vitalizio sarebbe equiparabile alla pensione. “Il vitalizio ha una connotazione previdenziale, quanto meno prevalente che lo rende soggetto alle regole e ai principi affermati dalla Corte Costituzionale… che ammette che tali trattamenti possano essere modificati solo a certe condizioni e ponendo limiti a mutamenti peggiorativi”.
In soldoni vuol dire che il Senato, se proprio lo vorrà, potrà al massimo pretendere dai suoi ex inquilini un contributo più “ragionevole” del taglio oggi in vigore e che sia soprattutto limitato nel tempo. La delibera del 2018 che ha invece imposto per sempre il ricalcolo su base contributiva facendo dimagrire sensibilmente gli assegni va dunque cestinata. La commissione contenziosa, come si legge sempre nel dispositivo che il Fatto è in grado di anticipare, “accoglie i ricorsi e annulla le disposizioni nella parte in cui prevedono una rideterminazione degli assegni vitalizi anziché la loro riduzione”. (tratto da Affari Italiani)