Agenpress – I Protocolli condivisi tra Parti Sociali e Governo, gli allegati ai DPCM in materia di regolamentazione delle misure per il contrasto ed il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro, rimangono uno strumento essenziale per coniugare la prosecuzione delle attività produttive con le condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative, finanche a prevedere la sospensione temporanea delle attività stesse, in caso di mancata applicazione delle stesse.
In tutti i luoghi di lavoro, attraverso i Comitati costituiti per l’applicazione e la verifica delle regole impartite, laddove possibile, con l’esercizio della responsabilità di tutti, si stanno condividendo le necessarie misure per difendersi dal potenziale contagio. Questi Organismi, la cui partecipazione non è subordinata né alla discrezionalità dell’azienda, né alla sottoscrizione o meno di un contratto collettivo, laddove utilizzati in maniera inclusiva, stanno funzionando.
Quando aziende importanti, come Trenitalia Tper, partecipate da Aziende leader e con tanto di celebrate policy aziendali, reagiscono in maniera scomposta, precipitandosi a smentire, ma allo stesso tempo a confermare, i contenuti delle osservazioni mosse dalla FAISA-CISAL dell’Emilia Romagna agli Organi deputati, a partire dal Prefetto, territorialmente competente al monitoraggio e all’esecuzione delle misure adottate, quali ad esempio la mancanza sui treni di bolli con pittogramma per il mantenimento della distanza sociale o i marker per i sedili da non utilizzare, o gli adesivi per contrassegnare le porte di salita e discesa, dimostrano che, evidentemente, il Sindacato, quel Sindacato, aveva ragione.
Nessuno può mettere in discussione gli interventi adottati dalla maggior parte delle aziende, che in collaborazione con i lavoratori, rappresentati dalle Organizzazioni Sindacali nei Comitati, laddove l’applicazione dei Protocolli è stata coordinata ed effettuata in maniera inclusiva, hanno responsabilmente convenuto su misure a garanzia di una mobilità sicura per lavoratori ed utenti. Tuttavia, è scontato che tutti quelli che, per le stesse ragioni e responsabilità, avvertono possibili pericoli, hanno il dovere di appellarsi a chi ha il compito istituzionale di controllare, e non per questo si è irresponsabili o si può essere messi al bando come imprudenti. Semmai, si diventa tali qualora si omettesse di farlo.
In questo caso, ma non solo su questo tema, come peraltro già fatto in passato, seppur volutamente inascoltati dal Gruppo FSI, che rimane creditori di riscontri e risposte, la Confederazione e le sue Federazioni di categoria continueranno a svolgere il loro ruolo senza condizionamenti, ma soprattutto a difesa del lavoro, della sicurezza e delle aziende manifestando, come sempre hanno fatto, la loro disponibilità responsabile a costruire situazioni migliori.