Agenpress. L’avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, torna sul tema delle carceri e degli spazi riservati ai detenuti:
“Si pensa che i detenuti in carcere se ne stiano chiusi nelle celle tutto il giorno tranne l’ora d’aria. Ebbene, non è affatto così. Dopo una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 2013 (cosiddetta sentenza “Torreggiani”), è stato stabilito che ogni detenuto ha diritto ad almeno 4 metri quadrati di spazio all’interno dell’istituto di detenzione.
Ora,” continua Aldrovandi “la media italiana è 2,7 metri a persona. Ma le celle non sono abbastanza grandi per garantire lo spazio dovuto a tutti, e allora si è risolto il problema liberando i detenuti negli spazi comuni (ossia corridoi e sale all’interno delle sezioni), i quali se ne stanno dalle otto alle dodici ore al giorno a chiacchierare, giocare a carte, guardare la televisione, in attesa che arrivi sera, a fronte di una grave e cronica insufficienza di educatori e volontari che dovrebbero organizzare attività educative per tenerli impegnati.
Ancora una volta mi chiedo per quale motivo, in tutti questi anni, non si siano rese agibili alcune delle 38 carceri costruite e mai utilizzate, presenti da Nord a Sud in tutta Italia. Questo permetterebbe non solo di dare a ogni detenuto lo spazio sufficiente, e permetterebbe di ampliare la platea di detenuti che desiderano lavorare (unico modo per garantire la funzione rieducativa della pena), ma anche di consentire l’esecuzione della pena detentiva nel modo in cui essa è stata concepita: ossia, all’interno di una cella. E non in libertà di movimento all’interno della propria sezione del carcere, a bivaccare, di fatto, tutto il giorno”.