Marco Bentivogli, dimessosi proprio in questi giorni da segretario generale della Fim Cisl, ha ricevuto minacce di morte per l’accordo Fiat di Pomigliano. Raffaele Bonanni, intervenendo sulla vicenda, ha dichiarato quanto segue sulle colonne di Interris.it
AgenPress. I fantasmi del passato ritornano con le loro lugubri minacce; stavolta ai danni di Marco Bentivogli, un sindacalista coraggioso e riformatore che secondo questo grumo pestilente ed anacronistico mai sparito dalla scena politico sociale italiana, interviene pesantemente con minacce di morte attraverso il loro consueto rituale di 3 bossoli di pistola calibro 38 e due di calibro 9. Questa infamia si consuma, peraltro, in un momento molto difficile per Bentivogli, dimessosi proprio in questi giorni da segretario generale della Fim Cisl. Quello che gli rimproverano è di essere il continuatore più determinato del sindacalismo modernizzatore, che concepisce le relazioni industriali come il mezzo più potente per stabilizzare l’occupazione dei lavoratori e la crescita del salario, attraverso la pattuizione con le aziende di una organizzazione del lavoro capace di esprimere maggiore competitività per meglio inserire le produzioni nei mercati internazionali.
Una posizione questa, che negli ultimi 40 anni è stata sempre tenacemente avversata da avventurieri del mondo di quella sinistra italiana più cupa e deviata, che a più riprese, hanno inteso manifestare la loro presenza, insanguinando l’Italia con attentati ed uccisioni di protagonisti del cambiamento e del loro modo dinamico di concepire il rapporto tra lavoratori e imprese. Non è un caso che il volantino recapitato per minacciare Bentivogli, citi espressamente l’accordo Fiat di Pomigliano che proprio in questi giorni compie 10 anni, e che ancora esprime il suo potenziale di cambiamento nelle relazioni sindacali odierne. Proprio 10 anni fa, a ridosso dell’accordo di Pomigliano da me sostenuto con molta decisione, fui vittima a Torino di un attentato da parte dei centri sociali, che rimproveravano alla Cisl di aver voluto l’accordo.
Ora è toccato ancora una volta a Marco; che in ogni occasione del suo impegno sindacale non si è mai risparmiato l’onere di continuare la linea più limpida e moderna di necessarie relazioni industriali per far progredire il lavoro italiano, prendendo a modello l’accordo di Pomigliano, e dei tanti altri che ne seguirono con gli accordi Fiat. Penso che proprio in questi momenti difficili per il paese, occorre prendersi ogni responsabilità per sostenere democrazia ed economia. L’unico modo per il Sindacato di farlo, è quello di andare oltre i rituali insignificanti, e procedere definitivamente verso la modernità. A Marco, tutto l’affetto e l’incoraggiamento a mantenere alta la sua posizione sindacale.