AgenPress. Un crollo peggiore delle aspettative, che pregiudica il raggiungimento del pur pesante -8% previsto dal DEF per quest’anno, che a questo punto sarebbe un traguardo mantenere.

Così l’Ufficio Economico Confesercenti commenta le stime Istat sul Pil del secondo trimestre.

Evidentemente il mese di giugno, nonostante alcuni indicatori anticipatori rilevassero il contrario, non è riuscito a riequilibrare la spinta negativa di aprile e maggio e la variazione acquisita finora nei primi sei mesi è del -14,3%. Sicuramente ci sarà un rimbalzo da qui a dicembre ma, visti i numeri, non bisogna dare niente per scontato. I consumi delle famiglie subiranno anch’essi una flessione che potrebbe sfiorare le due cifre, mettendo in ulteriore difficoltà commercio, turismo e mercato interno in generale.

Anche i dati sull’inflazione confermano la frenata dei prezzi, con una variazione negativa per il terzo mese consecutivo, come conseguenza, principalmente, di cambiamenti dal lato dell’offerta ma in parte anche della caduta della domanda.

Inoltre, il rimbalzo positivo delle vendite a giugno (+12,1% in valore) non è sufficiente al recupero del commercio: il bilancio dei primi sei mesi dell’anno segna ancora una flessione del -8,8%, che arriva a -14,9% per il commercio tradizionale, mentre il commercio elettronico vede un forte aumento tendenziale (+32,5%). Diminuiscono soprattutto le vendite dei beni non alimentari (-14,8% in valore e -15,1% in volume), mentre è contenuta la flessione dei beni alimentari (rispettivamente -0,1% in valore e -1,5% in volume).

L’economia italiana deve liberarsi, con urgenza, dell’immagine di ultima della classe che l’ha accompagnata in questi ultimi 20 anni. Questo anche dal lato dell’efficienza delle decisioni e della loro attuazione. Senza sembrare polemici: se non si riesce a mettere in condizione, dopo 5 mesi, il singolo cittadino di poter acquistare una banale bicicletta – non essendo ancora pronta l’app specifica e con le annesse complicazioni per l’accesso al bonus – lo scetticismo sulle capacità non solo della nostra PA, ma dell’intero Sistema Italia, a definire obiettivi e strategie di rilancio epocale dell’economia è profondamente giustificato. Le politiche debbono fare un grande sforzo di trasparenza, velocità, efficacia.

Conta la capacità di creare le condizioni per una fase di sviluppo della nostra economia, anche alla luce dell’ulteriore aumento del debito pubblico, la cui sostenibilità non può essere garantita se non all’interno di un quadro economico caratterizzato da una parte da tassi d’interesse bassi ma dall’altra da una crescita molto più sostenuta rispetto a quella che ha caratterizzato la nostra economia negli ultimi venti anni. E’ questo l’unico modo per evitare manovre di rientro future che renderebbero inutili gli sforzi odierni.