AgenPress – Il bambino di soli 11 anni si è ucciso poco dopo la mezzanotte, mentre i genitori dormivano. Ad escludere la caduta accidentale c’è un messaggio, inviato sul cellulare della madre pochi minuti prima, con il quale chiede scusa alla mamma e nel quale fa riferimento a uno stato di paura vissuto, secondo quanto si apprende, alle ultime ore di vita.
L’undicenne allude, in particolare, a un uomo nero, e gli inquirenti non escludono possa essere stato vittima dei cosiddetti “challenge dell’orrore”, del tipo “blue whale”, un gioco che si svolge totalmente on-line, che comprende atti di autolesionismo e anche, alla fine, il suicidio. Secondo quanto emerso finora, sembra che il bambino, residente con la famiglia nel quartiere Chiaia della città, fosse sano e felice, praticava sport ed era perfettamente integrato.
L’ipotesi di una challenge online resta al momento tra le più accreditate, ma anche questo è un campo scivoloso, molto. Una fitta boscaglia dove prendono vita i personaggi delle Creepypasta, la versione Internet delle leggende metropolitane, che terrorizzano i più giovani. Che si chiamino Momo, Jonathan Galindo o Slender Man, le segnalazioni arrivate alla Polizia Postale sono infinite. Il più delle volte si tratta di persone che, sfruttando la leggenda web, si limitano a spaventare il malcapitato di turno: basta una richiesta di amicizia, una foto sul telefonino per convincere un bambino di essere finito nel mirino di quell’entità misteriosa.