Joshua Wong avverte l’Italia, potrebbe essere la prossima Hong Kong. Non sottovalutare Pechino

AgenPress – Joshua  Wong ha messo in guardia quei Paesi, come l’Italia, che hanno firmato l’accordo ‘Belt & Road Initiative’, sottolineando come Pechino “violi” i diritti umani. Poi ancora sulla situazione a Hong Kong ha aggiunto: “è importante che le persone in Italia, e nel resto del mondo, comprendano che la situazione è cambiata drammaticamente negli ultimi anni ed è impossibili tornare indietro”.

È l’avvertimento lanciato dall’attivista di Hong Kong Joshua Wong nel suo intervento alla lezione sulla “Libertà” della Scuola di formazione della Fondazione Farefuturo oggi in collegamento con la Sala Nassyria del Senato.

La protesta di Hong Kong “ha dimostrato già che la linea dura della Cina non è solo una questione legata al suo territorio continentale. Prima è Hong Kong e dopo potrebbe essere Taiwan, l’Asia e il resto del mondo, soprattutto per Paesi come l’Italia che hanno firmato l’iniziativa Belt and Road”.

 “È importante per le persone in Italia e in tutto il mondo capire che la situazione è cambiata drammaticamente negli anni recenti e non si può tornare indietro, e non è il momento di sottovalutare le intenzioni di Pechino, dal momento che la politica di coinvolgimento con la Cina o il dialogo potrebbe non essere efficace per rendere la Cina responsabile delle sue violazioni dei diritti umani”, ha sottolineato. “La speranza è che le persone, indipendentemente se in Italia o negli organismi delle Nazioni Unite, continuino a lottare per Hong Kong e salvare la democrazia”.

Joshua Wong ha chiesto  “aiuto” all’Italia e alla comunità internazionale affinché “continuino ad alzare la voce contro la Cina” e restino al fianco delle persone di Hong Kong che si battono per la democrazia.

Hong Kong “godeva di un prestigio globale come l’economia più liberale del mondo, ma ora il famigerato governo autoritario ha portato via la nostra libertà di elezione, la libertà di manifestare, la libertà di espressione e di idee”, ha dichiarato ancora l’attivista sottolineando: “Parte dell’enorme prezzo sostenuto nella lotta per la libertà e la democrazia a Hong Kong è rappresentato dall’aumento delle vittime giudiziarie. Ad oggi, più di 10mila persone sono state arrestate da quando ha iniziato il movimento, oltre cento di loro sono giù rinchiusi in carcere. Dei 2.300 manifestanti attualmente perseguitati, 700 rischiano condanne fino a dieci anni per accuse di rivolta”.

“Sono commosso dagli attivisti in Italia, che conoscevano a malapena questi attivisti di Hong Kong, ma che hanno persino preso parte ad uno sciopero della fame il mese scorso per chiedere il loro rilascio immediato”, ha detto Joshua Wong riferendosi ai 12 attivisti che lo scorso agosto sono stati “rapiti dalla guardia costiera cinese mentre fuggivano per cercare rifugio politico a Taiwan”.

“Tutti loro sono ora detenuti segretamente in Cina, con il più giovane che ha solo 16 anni. Sospettiamo che siano sottoposti alla tortura nella loro detenzione e chiediamo aiuto a livello internazionale”, ha aggiunto.

La lotta per la libertà a Hong Kong “non è ancora finita. Nei prossimi mesi rischierò fino a un massimo di cinque anni in carcere per assemblea non autorizzata. Ma le sbarre di una prigione non mi fermeranno mai nell’attivismo e nel pensiero critico”, ha dichiarato ancora.

“Speriamo che la nuova Amministrazione americana ponga attenzione alla situazione di Hong Kong”, aggiunto. Quello che sta accadendo nell’ex colonia britannica “non è una questione di destra o sinistra”.

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