Paragone (Italexit): “Draghi? Vediamo se avrà i voti”

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AgenPress. Gianluigi Paragone, senatore del gruppo misto e fondatore di No Europa per l’Italia – Italexit con Paragone, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

“Intanto vediamo con quali voti può nascere questo governo –ha affermato Paragone-. Ho sentito che il M5S dice di no, Salvini è abbastanza prudente, la Meloni non mi sembra abbia accolto con salti di gioia l’opzione Draghi.

Non credo che Draghi sia così sprovveduto da andare in Parlamento con numeri più risicati di quelli che aveva Monti. Se Draghi dovesse andare in parlamento con una maggioranza risicata vorrebbe dire che il tocco magico di Mario Draghi sarebbe finito. Anche perché se Draghi non riesce ad attirare consenso per fare un governo, con che voti potrebbe andare a fare il Presidente della Repubblica? Vedo più che altro i giornalisti, l’establishment esultare per Draghi, però la via parlamentare non è così scontata. Può darsi che il M5S che ha votato il governo sovranista e poi quello europeista alla fine voterà anche Draghi. Voglio vedere come si comporterà la corrente di battistiana in aula. Questa doveva essere la legislatura che manteneva le intenzioni della maggioranza del popolo italiano che aveva votato soprattutto due forze di rottura.

Le ultime elezioni avevano segnalato una forte partecipazione politica, con una marcata idea politica che non era certo il Conte 2 e non può essere neanche Draghi. Ma poi cosa vuol dire il governo dei migliori? I migliori per chi? Sono i migliori che cantano quello spartito lì. Sono i campioni della Troika. E’ lo stesso schema di Monti, ci sarà un massacro dell’economia reale.

Il Recovery Fund alle persone meno abbienti non arriverà, è inutile prenderci in giro. Io rinnego completamente questo impianto mercatista che svilisce il popolo sovrano. Elezioni oggi da irresponsabili? Allora anche le amministrative vanno sospese, visto che quest’anno le più grandi città andranno al voto”.

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