AgenPress – Patrick Zaki era stato arrestato il 7 febbraio del 2020 tornando in Egitto per una vacanza e i 19 mesi di custodia erano stati giustificati con accuse di propaganda sovversiva fatta attraverso dieci post su Facebook. Il rinvio a giudizio è avvenuto invece per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” sulla base di tre articoli scritti da Zaki, tra cui uno del 2019 sui cristiani in Egitto perseguitati dall’Isis e discriminati da frange della società musulmana.
E’ stato da poco trasferito dal carcere cairota di Tora, dove ha trascorso quasi tutta la sua custodia cautelare, ad una prigione di Mansura. In tribunale si recheranno, come nelle due precedenti udienze, anche diplomatici italiani e, su richiesta dell’Ambasciata italiana, pure di altri Paesi per monitorare il processo come prima avevano fatto per tutte le sessioni di rinnovo della custodia cautelare.
Il rischio che Patrick ricercatore e attivista egiziano che studia a Bologna resti in carcere per almeno cinque anni. Si apre questa mattina a Mansura, in Egitto la terza udienza del processo. Una sua legale ha spiegato che l’udienza servirà al pool di avvocati di Zaki per presentare una memoria difensiva preparata sulla base dell’accesso agli atti ottenuti con la seduta del 28 settembre.
Il giudice monocratico di una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori della città natale di Patrick, però, oltre ad eventualmente replicare alla memoria nel corso della seduta, deciderà se aggiornare ancora l’udienza ovvero pronunciare una sentenza di condanna o assoluzione inappellabile.