AgenPress. Non si può tacere sulla lobby di chi decide le promozioni, le carriere e anche le punizioni. Che non è finita con il “Sistema Palamara”. Perché se Palamara viene radiato, perché non vengono radiati anche coloro che facevano gli accordi con lui?
Sabrina Pignedoli, “Lobby e Logge”, il nuovo libro di Alessandro Sallusti e Luca Palamara, è arrivato da pochi giorni in libreria ed è già saldamente in testa nella classifica delle vendite. A me sembra che, di fronte alla grande attenzione dei cittadini e dei media, con Palamara protagonista di tutti i talk show televisivi, la politica continui a stare sulle sue e mancare di coraggio. Lei concorda con me?
Mi sembra evidente che l’agenda di una parte di politica sia completamente scollegata dai cittadini. Credo sia di fondamentale importanza che i cittadini possano fidarsi della giustizia, perché, è bene ricordarlo, in Italia ci sono tanti magistrati che svolgono seriamente il loro lavoro, spesso con poche risorse. Ma non si può tacere sulla lobby di chi decide le promozioni, le carriere e anche le punizioni. Che non è finita con il “Sistema Palamara”. Perché se Palamara viene radiato, perché non vengono radiati anche coloro che facevano gli accordi con lui? Non ho mai visto una persona fare un accordo con sé stesso. Palamara è uno e, se poteva avere influenze, è perché c’erano tante persone che lo sostenevano, condividevano con lui il metodo e votavano all’interno del Csm seguendo gli accordi correntizi.
Quanto è importante la denuncia dell’ex Presidente Nazionale Magistrati?
E’ importante perché si tratta di un punto di vista privilegiato, interno. Alcuni meccanismi sono spiegabili solo se si viene a conoscenza di certe dinamiche che solo chi ha manovrato da dentro può conoscere. Dopo l’uscita del suo libro, ho sentito critiche, smentite e precisazioni. Su alcuni punti, forse, Palamara ha aggiunto qualche deduzione di troppo. Ma tanti passaggi sono riscontrati documentalmente, da messaggi che sono agli atti, per esempio del processo Montante e che nessun giornale pubblica. Perché? Mi ha particolarmente impressionato la “presa in giro” della famiglia Borsellino. Doveroso che questa vicenda sia stata portata all’attenzione del grande pubblico: perché coniare la moneta da due euro con i volti di Falcone e Borsellino per il trentennale è facile (oltre che di cattivo gusto), ma far emergere la verità su quanto è successo non si può, perché? Credo che tra i pezzi dello Stato coinvolti occorrerebbe annoverare anche pezzi della magistratura.
Di che cosa avrebbe bisogno la giustizia italiana per uscire da quella inaccettabile gestione di complicità, intrighi e sopraffazioni, denunciata da Palamara nei suoi due libri?
Prima di tutto la volontà effettiva da parte della magistratura stessa e poi della politica. Volontà, che non c’è. Perché, per esempio, Sergio Mattarella in qualità di presidente del Csm, non ha sciolto l’organo di autogoverno a seguito dello scandalo Palamara e delle successive dimissioni? Quello sarebbe stato un segnale molto forte. Ma si è preferito redarguire a parole. Nei fatti non è cambiato nulla. Guardate cosa è successo per la nomina del procuratore capo di Roma. Ora abbiamo altri importanti posti che dovranno essere decisi, come la procura di Palermo, quella di Milano, la Direzione nazionale antimafia… Mettiamo i soliti ‘soldati’? Aspettiamo i “desiderata” che arrivano da qualche ex procuratore molto potente? Servirebbe una riforma seria del sistema delle nomine e del Csm.
I referendum, su cui la Corte di Cassazione si deve ancora pronunciare, possono essere determinanti per guarire una giustizia malata da almeno trenta anni?
Non credo. In alcuni casi avranno addirittura risvolti peggiorativi. Anche se su molte questioni di principio che sollevano non posso che essere d’accordo. Diciamo che non so se quella possa essere la “cura” migliore.
di Antonello Sette (SprayNews.it)