Bertinotti: No alle armi all’Ucraina. Sto col Papa. Contro la guerra si impugni la pace

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AgenPress. Gli aiuti necessari alla resistenza ucraina contro l’invasione russa debbano trovare strade compatibili con la pace e non con le armi


Bertinotti, è cosa buona e giusta fornire armi alla resistenza ucraina?

Io penso che non sia giusto usare le armi. Ho un’obiezione di fondo contro la guerra, in nome di un pacifismo, che ha sempre più ragioni. Credo, quindi, che gli aiuti necessari alla resistenza ucraina contro l’invasione russa debbano trovare strade compatibili con la pace e non con le armi. Fra l’altro, questa scelta europea modifica in qualche misura la costruzione materiale dell’Europa.

In che senso?

Perché in questo modo si sta andando, senza neppure averlo prima discusso, verso l’esercito europeo, senza alle spalle l’idea di un’Europa di pace. Quando in Italia, dopo la Liberazione, si costruì il nuovo esercito della Repubblica, sopra c’era, come a sormontalo, l’articolo 11 della Costituzione, che ripudia la guerra. Non mi pare ci sia un’analogia con le scelte europee.

Quali sono le colpe dell’Occidente rispetto a quello che sta accadendo?

Va detto naturalmente che le colpe preminenti sono di chi, in questo caso Vladimir Putin, scatena la guerra. Colpe, che non possono essere oscurate dalle responsabilità dell’Occidente, che certamente ci sono e sono molteplici. Le colpe dell’Occidente sono frutto di un nanismo politico e di una vocazione alla potenza, non costruita sulla ragione politica. La prima colpa è il non riconoscimento alla Russia del ruolo di potenza mondiale che di fatto occupa. La Nato e l’Occidente hanno provato a confinarla in una potenza regionale. La seconda colpa, che molti commentatori provano a negare ed è, invece, evidente. Basta guardare la cartina geografica per accorgersi dell’allargamento della Nato, sia nel numero dei Paesi aderenti, sia nella sua penetrazione nel cuore dell’Europa, verso Est. Un allargamento che ha creato una condizione di accerchiamento fisico della Russia, malgrado le promesse, che andavano nella direzione opposta, fatte dagli Stati Uniti a Gorbaciov prima e gli interventi a gamba tesa, poi, della Francia e della Germania contro Bush, quando propose l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Ha paura dell’abbraccio fra Russia e Cina?

A dire la verità, non mi pare un vero abbraccio perché la Cina, pur tenendo un atteggiamento comprensivo nei confronti della Russia, non ne fa proprie le scelte. Una cosa è, però, sicuramente vera. L’Occidente sta spingendo la Russia verso l’Asia e non mi sembra una politica intelligente. La Russia fa parte dell’Europa, come diceva Charles de Gaulle, quando sosteneva che l’Europa va dall’Atlantico agli Urali.

Secondo lei, che cosa ci aspetta? Concorda con chi ritiene che Putin abbia commesso l’errore della vita e sia isolato dentro e fuori i confini russi?

Secondo me, da questa parte del mondo ce la raccontiamo in modo da vederci sempre nella parte degli “stravincitori”.  Se guardiamo alla geografia del mondo, questo totale isolamento, di cui si favoleggia, non c’è. Abbiamo prima citato la Cina, che non è propriamente un piccolo Paese. Poi, possiamo sportarci verso l’India o in America Latina, dove le posizioni sono quanto meno diversificate. Questo presunto mondo unificato non c’è. C’è, invece, un mondo, che è purtroppo attraversato da contrasti drammatici e, come ha detto giustamente il Pontefice, dalla terza guerra mondiale a pezzi. Una previsione, quella di Papa Francesco, che si sta avverando. Tutti gli elementi tranquillizzanti, che ci diamo, bisogna metterli nel cassetto e affrontare criticamente una situazione, che è drammatica. Il Papa si è rivelato preveggente, contrariamente a tutti i leder politici degli Stati, che hanno dato solo prova di una miopia clamorosa. Una lungimiranza, che il Papa dimostra anche adesso, parlando esclusivamente il linguaggio della pace. Contro la guerra si può solo impugnare la pace.

di Antonello Sette (Spraynews.it) 

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