Pepe (FareAmbiente): “Tre milioni di italiani a rischio allergie”

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Smog responsabile dell’aumento dell’allergia da polline: il report presentato oggi da SIAMA in collaborazione con FareAmbiente 


AgenPress. “Tre milioni di italiani a rischio allergie. Oggi poniamo qui in essere l’allarme soprattutto per il polline inquinato. I cambiamenti del clima infatti hanno prodotto un’abbondanza di polline che si va a combinare con le polveri sottili, provocando non solo la classica allergia da polline, ma anche gravi patologie respiratorie. Da FareAmbiente quindi l’invito è quello di abbassare le emissioni in atmosfera ma invitiamo anche le amministrazioni a piantare nelle aree urbane, per la salute di tutti, piante che rilascino meno polline nell’aria”.

Lo ha detto il presidente nazionale di FareAmbiente, Vincenzo Pepe, in occasione dell’evento “Monitoraggio ambientale e prevenzione dei rischi da allergie ai pollini”, organizzato in collaborazione con SIAMA.

“C’è chi è notoriamente ipersensibile ai pollini – si legge nel report – e chi invece lo diventa nelle grandi città in cui sono presenti nell’aria livelli elevati di particolari inquinanti. Per questo dei 10 milioni di italiani allergici al polline, ben 1 su 3 potrebbe non esserlo per davvero o meglio manifesterebbe tutti i classici sintomi – rinite, tosse e asma – ma solo a causa dell’inquinamento ambientale”.

“La connessione tra smog e polline – sottolinea il presidente di SIAMA Vincenzo Patella – crea delle vere e proprie bombe sull’apparato respiratorio dei soggetti allergici, ma anche dei non allergici”.

All’evento hanno preso parte anche l’on. Simone Billi della commissione affari esteri e comunitarie, l’on. Piero De Luca, vicecapogruppo alla Camera del Pd, il rappresentante dell’ordine dei medici e dei chirurghi di Roma, Dottor Giovanni Carnovalo, il responsabile della rete POLLnet di ISPRA, dott. Alessandro Di Menno di Bucchianico, il Presidente dell’AAIITO dott. Lorenzo Cecchi, il prof. Mario Di Gioacchino Presidente della Società Italiana di Allergologia Asma e Immunologia Clinica, Alessandro Travaglini dell’Università Tor Vergata di Roma, il professor Salvatore Tripodi, insieme ad esperti dell’ISPRA e dell’ENEA.

“Diventa imprescindibile studiare e affrontare la malattia allergica – si legge alla fine del report –  alla luce anche delle problematiche ambientali, che possono aggravarlo o addirittura scatenarla. Per migliorare la qualità dell’aria è importante dunque che le pubbliche amministrazioni non solo adottino politiche di riduzione del tasso dei principali inquinanti atmosferici ma anche misure di contenimento della carica di pollini allergizzanti. Ciò può avvenire con la progettazione di giardini pubblici soprattutto nelle aree metropolitane con specie non allergeniche, come gelsomino, camelia ed erica, al posto di piante morte già esistenti anemofile che affidano al vento la propagazione dei pollini, come betulle, cipressi e ulivi”.

 

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