AgenPress – I genitori di Saman Abbas sono stati entrambi condannati all’ergastolo per l’omicidio della figlia di 18 anni. Questa la pena per il padre Ahabbar Abbas, presente in aula, e per la madre Nazia Shaheen, latitante da 31 mesi. Quattordici anni allo zio, Danish Hasnain, perché sono cadute tutte le aggravanti che avrebbero condotto all’ergastolo.
Assolti i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq, dei quali è stata ordinata l’immediata liberazione. Cade la premeditazione per gli imputati. A deciderlo è stata la Corte di assise di Reggio Emilia dopo quasi cinque ore di camera di consiglio.
“Ho sentito tante parole false”, aveva detto Shabbar Abbas, che nelle dichiarazioni spontanee aveva negato di aver ucciso la figlia. “Non è vero che sono andato a casa di Saqib (il fidanzato di Saman) a minacciare. E’ falso, come quelli che dicono: ‘Ha ammazzato la figlia ed è scappato via’”, aveva aggiunto, parlando in italiano stentato. L’uomo aveva anche negato di aver organizzato un matrimonio combinato per Saman, che sparì da Novellara nella primavera del 2021 e fu trovata morta nel novembre del 2022.
“Anche io voglio liberarmi di tanti mesi di peso. Figlia mia morta, mia famiglia finita per me. Io dico tutta la verità. Saman stava sempre chiusa? No, andava per Novellara”, aveva affermato parlando per un’ora e 40 minuti, continuando a ribattere a quelle che ha definito falsità. “Ho sentito mio figlio dire che ho tirato fuori un coltello, che lo picchiavo. Signori giudici, nella mia vita non ho mai picchiato nessuno. Non ho mai picchiato mia figlia o figlio o qualcun altro. Ho sentito tante parole false che mi fanno sentire molto male”.
“Mai nella vita mia ho pensato di uccidere mia figlia. Neanche gli animali fanno queste cose. Signori giudici non ho mai pensato queste cose”, aveva detto Shabbar Abbas, scoppiando a piangere. “Era mio cuore, mio sangue, ho portato qua il mio cuore e il mio sangue. Non ammazzo figli, non sono un animale. Neanche da pensare”, aveva aggiunto. “Non è vero che sono persona ricca, non è vero che sono una persona mafiosa. Non è vero che ho ammazzato una persona qua, una in Pakistan”.
“Ho sentito parlare di un matrimonio combinato, anche questo non è vero. Lei era contenta di sposare il cugino”, aveva aggiunto parlando delle nozze con un parente in Pakistan che per l’accusa sarebbe stato combinato dalla famiglia.