Foad Aodi: «Appoggiamo a pieno l’iniziativa del Vaticano “Thank you, doctor!” con il Papa che il prossimo 28 maggio accoglierà una delegazione di medici di base
AgenPress. Qualche giorno fa in Italia è stata celebrata la Giornata dei Medici di Famiglia. Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, accanto a Umem, Unione Medici Euromediterranea, sotto l’egida del Movimento Internazionale Uniti per Unire, appoggia a pieno l’iniziativa del Vaticano, con il Santo Padre che il prossimo 25 maggio accoglierà oltre 300 camici bianchi, promotori della campagna “Thank you Doctor!”, che ha già raccolto il sostegno di oltre un milione di persone, per inculcare, nella collettività, la consapevolezza di quanto sia fondamentale, oggi, allo stato dell’arte del nostro Sistema Salute, accanto alle figure più specializzate, il ruolo dei medici di base, da sempre punto di riferimento fondamentale per il rilancio di una sanità di prossimità che deve riprendere a funzionare, per il bene delle famiglie, degli anziani, dei bambini, dei soggetti più fragili, dei disabili, dei malati cronici.
Papa Francesco riceverà questo sabato, 25 maggio 2024, i promotori della campagna “Thank you, doctor!” un’iniziativa globale che cerca di valorizzare il ruolo umanizzante che i medici di base svolgono nel sistema sanitario e nella società.
L’iniziativa, lanciata il 16 novembre 2023 in Vaticano, ha raccolto l’adesione di oltre un milione di persone, molti di loro membri di alcune delle associazioni mediche più rappresentative e di organizzazioni della società civile.
La campagna è stata avviata da SOMOS Community Care, un’associazione medica no-profit di New York, in collaborazione con la Pontificia Accademia per la Vita, un’istituzione della Santa Sede che riunisce studiosi per la loro competenza accademica ed eccellenza professionale, senza discriminazioni sulla base dell’origine geografica o religiosa.
«Amsi, Umem e Uniti per Unire, coadiuvati dalla Web Tv Scuola Unione per l’Italia e da Radio Co-mai Internazionale, con i suoi progetti di formazione e divulgazione culturale, da sempre sostengono la necessità del rilancio della figura professionale del medico di famiglia, di cui il nostro Sistema Sanitario non può fare a meno.
Le nostre associazioni appoggiano a pieno a questa iniziativa internazionale della Chiesa. Al momento seguiamo oltre 50 progetti nel mondo che riguardano la tutela e il rilancio della Buona Salute Globale Internazionale, con al primo posto la formazione, la ricerca, la collaborazione tra professionisti seppur nel rispetto dei differenti ruoli e delle diverse responsabilità, ma soprattutto la valorizzazione economica e contrattuale dei medici e degli infermieri.
Il medico di famiglia, in particolare il pediatra di famiglia, deve tornare a essere un punto di riferimento per le necessità della collettività, ed è per questo che occorre rilanciare la professione: le sue competenze, oltre che la sua carica umana nel rapporto quotidiano con i cittadini, sono prerogative di cui non possiamo fare a meno.
Le nostre indagini indicano che sono arrivate ben 8500 richieste di professionisti sanitari all’Amsi negli ultimi 5 anni da parte di enti pubblici e privati. La necessità dei medici di base si colloca al terzo posto assoluto tra le richieste con oltre 750 chiamate dal pubblico e dal privato.
Lombardia, Piemonte, Campania, Lazio e Veneto, ma anche territori turistici come Calabria, Sicilia, Sardegna, sono ai primissimi posti in Italia tra le Regioni maggiormente bisognose dei medici di famiglia, da cui sono arrivate ad Amsi le maggiori richieste di medici di famiglia ma anche di professionisti sanitari stranieri.
Non riusciamo, è un dato di fatto allarmante, a pareggiare i pensionamenti. Non c’è il necessario ricambio generazionale di medici di base, che sono in netta diminuzione e hanno bisogno di supporto, accanto naturalmente alla richiesta di figure specializzate quali chirurghi, pediatri, ortopedici, neurologi, anestesisti, radiologi, di cui in primo luogo il Paese ha bisogno, senza dimenticare le figure dei reparti di emergenza urgenza e gli infermieri specializzati come quelli di sala operatoria e delle terapie intensive, richiestissimi all’estero, con offerte che superano i 3500 euro in Germania, e con cifre oltre i 4mila euro in Svizzera e in Norvegia e oltre i 6mila euro nei Paesi del Golfo.
In definitiva sono troppi in Italia ad oggi i cittadini che si ritrovano senza medico di base e questa è una piaga che va sanata. Non possiamo lasciare che la situazione si aggravi nelle regioni sopra indicate.
Ed è per questo che Amsi, Umem e Uniti per Unire continueranno senza sosta nelle proprie campagne di comunicazione e di divulgazione sulla necessità che tutti, nessuno escluso, facciano la propria parte per una Buona Sanità Globale Internazionale.
Tutto questo rientra da sempre negli obiettivi delle nostre associazioni, dove con la Scuola Unione per l’Italia combattiamo per l’internazionalizzazione dei servizi sanitari, intensificando la cooperazione con i paesi più deboli e bisognosi, contribuendo ad una maggiore umanizzazione del rapporto medico-cittadino, snellendo la burocrazia, rivedendo finalmente i salari equiparandoli a quelli dei principali Paesi Europei, sostenendo la depenalizzazione dell’atto medico e contrastando la medicina difensiva, aiutando i professionisti di origine straniera a integrarsi maggiormente nei nostri sistemi sanitari, dal momento che sono una risorsa importantissima su cui puntare.
Tutto questo non può essere realizzato senza l’impegno della nostra politica, senza il sostegno delle istituzioni, senza un Governo lungimirante che punti a ricostruire il nostro sistema sanitario, abbattendo le liste di attesa e cancellano i tetti di spesa dei professionisti, investendo maggiormente nella sanità, dove siamo agli ultimi posti in Europa come cifre erogate nel sistema sanitario, con gli ultimi 15 anni di tagli, austerity e pessime gestioni.
Non smetteremo mai di guardare, con le nostre associazioni, ai paesi più deboli, a quelli dove le guerre, i conflitti, le malattie, i sistemi sanitari privi del giusto numero di professionisti, portano alla morte certa di bambini, donne e anziani. E’ a queste nazioni che dobbiamo puntare oltre che al rilancio della nostra sanità, abbiamo il dovere di non lasciarli soli, abbiamo il dovere di lavorare per fare in modo che in questi territori non si creino pericolosi deserti sanitari, favorendo sì la buona immigrazione di professionisti con forti competenze, ma combattendo i pericolosi esodi e l’indebolimento di sistemi sanitari che rimarrebbero senza medici e senza infermieri. Non possiamo permetterlo.
Anche per questa ragione continueremo a prendere parte ad eventi e dibattiti sulla cooperazione internazionale. In tal senso, domani, 23 maggio, prenderemo parte al convegno organizzato da Emergenza Sorrisi ed il suo Presidente Fabio Abenavoli “Salute Globale e Cooperazione Sanitaria Internazionale”, che si terrà alle ore 16.00 presso la Sala Esperienza Europa David Sassoli di Palazzo Venezia a Roma, moderato dal Prof.Foad Aodi e dall’avv. Francesca Toppetti Direttore Generale Emergenza Sorrisi ONG, ente organizzatore di una giornata significativa sul rilancio della salute internazionale.
Non smetteremo di lottare per cancellare l’obbligo della cittadinanza per i professionisti sanitari stranieri, favorendo il loro indispensabile inserimento nelle regioni che hanno più bisogno, sostenendo la loro partecipazione ai nostri concorsi che troppo spesso finiscono deserti, dove troppo spesso i posti messi a disposizione si rivelano alla fine superiori al numero di professionisti assunti, anche a causa delle offerte economiche poco dignitose.
Possiamo, tutti insieme, contribuire a cambiare le cose».
Così il Prof. Foad Aodi, Esperto in Salute Globale, Presidente di Amsi e del Movimento Uniti per Unire, nonché Docente di Tor Vergata e membro del Registro Esperti della Fnomceo dal 2002, già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei medici di Roma che è presente tutti i giorni su tv e radio satellitari per parlare di Immigrazione, Salute Globale, eguaglianza e diritti umani.
A corroborare le nostre denunce ci sono le indagini nazionali.
La difficile situazione in cui si trova la medicina di emergenza-urgenza oggi in Italia rappresenta la “punta dell’iceberg” e la conseguenza di problemi complessi, spesso inveterati, connessi gli uni con gli altri. Tra le cause principali: la carenza di personale medico ed infermieristico dove si stima nel settore dell’emergenza-urgenza manchino oltre 4500 medici e circa 10.000 infermieri; i tempi di attesa per il ricovero (boarding), stante la carenza di posti letto disponibili nei reparti di degenza causata dalla difficoltà a garantire un turnover adeguato; l’elevato numero di accessi impropri.
Ma anche il progressivo invecchiamento della popolazione; così come la disaffezione per la medicina di emergenza-urgenza, anche – ma non solo – da parte dei giovani medici, che sono sempre meno indotti a scegliere una specialità faticosa e con impatto negativo sulla qualità di vita, mal remunerata.
Questo quanto emerso dall’indagine avviata dalla commissione Affari Sociali della Camera con l’obiettivo di individuare delle soluzioni sostenibili a fronte della difficile situazione delineata, una volta messe a fuoco le cause principali, grazie al contributo degli esperti nei vari settori, intervenuti in audizione.
Alla luce delle valutazioni, queste le principali soluzioni delineate nel documento conclusivo approvato nella seduta di ieri.
1) Potenziamento della medicina del territorio. A conclusione dell’indagine, sembra non esserci dubbio sul fatto che, se si vuole provare a risolvere la situazione problematica in cui versa attualmente la medicina di emergenza-urgenza, sia fondamentale realizzare una vera e propria riforma del sistema nel suo complesso, potenziando la medicina territoriale. Solo agendo in questa direzione si potrebbero intercettare le richieste di salute non connotate da effettiva urgenza, che attualmente si concentrano impropriamente sul pronto soccorso, con gravi conseguenze sul piano del sovraffollamento.
2) Maggiore disponibilità di posti letto. Dalla riorganizzazione della medicina del territorio, dallo sviluppo delle strutture intermedie per le cure a bassa intensità, dalla maggiore integrazione ospedale-territorio, dovrebbe derivare una maggiore disponibilità di posti letto ospedalieri e il turnover di questi ultimi. Occorre, infatti, decongestionare il pronto soccorso sia in entrata che in uscita, attraverso l’allocazione appropriata delle basse priorità, da un lato, e assicurando le cure a elevata intensità ai pazienti che ne necessitano, dall’altro. L’approccio corretto al problema, dunque, passa sia attraverso l’erogazione di risorse che mediante la rimodulazione dei modelli organizzativi.
3) Riduzione delle liste di attesa. Il problema delle liste d’attesa rappresenta una delle cause principali del sovraffollamento dei pronto soccorso. Occorre, dunque, individuare una soluzione volta ad affrontare il problema in modo organico. In tal senso, oltre alle disposizioni recate dalla legge di bilancio per il 2024, che prevedono l’incremento delle tariffe orarie per tutte le prestazioni aggiuntive espletate dal personale medico e del comparto sanità, dal 2024 al 2026 (articolo 1, commi 218-221, della legge n. 213 del 2023) nonché la previsione per cui le regioni possono utilizzare una quota non superiore allo 0,4 per cento del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l’anno 2024 per il recupero delle liste di attesa (comma 232 della medesima legge), presso il Ministero della salute è stato istituito il Tavolo tecnico per l’elaborazione e l’operatività del Piano nazionale di Governo delle liste d’attesa 2024-26, con l’obiettivo principale di innovare radicalmente gli strumenti di monitoraggio dei tempi di attesa al fine di renderli sempre più tempestivi e precisi, e prontamente disponibili per la programmazione.