Il Presidente della Repubblica è privato di poteri e ridimensionato rispetto al premier
AgenPress. Siamo alla vigilia del 2 giugno, la giornata della nascita della Repubblica e della elezione dell’Assemblea Costituente che approvò la Costituzione, l’atto fondante dell’Italia che ritrovava, dopo una dittatura infame e una guerra distruttiva, la dignità nel solco della sua storia migliore. Venivano restituiti, dopo sacrifici e dolori enormi, le libertà e i diritti negati dalla sopraffazione e dalla violenza.
La Commissione dei ‘75 redasse un testo contenente gli strumenti per contrastare il pericolo di nuove avventure liberticide.
Il Parlamento è l’espressione alta della sovranità popolare: garante della democrazia. L’Uomo trova centralità nella rappresentanza istituzionale.
Le ansie diffuse di giustizia trovano dall’Istituzione Parlamentare la sintesi e decisioni equilibrate.
Nelle prossime ore il presidente del Consiglio celebrerà la Costituzione del 1948 pur avendo predisposto, con la sua maggioranza, un disegno di legge che non riforma la Costituzione, ma sostanzialmente la liquida.
Parlare di riforma è un escamotage linguistico: il progetto contiene i tratti eversivi pericolosi nel mettere in discussione principi intoccabili. Nel disegno di legge governativo l’Italia non è più una repubblica parlamentare e gli equilibri dei poteri vengono meno con il prevalere dell’esecutivo.
Un Parlamento, per come è stato diroccato con i parlamentari nominati e ridotti nel numero, si trasforma in un gran Consiglio del Principe, mentre il Presidente della Repubblica è privato di poteri e ridimensionato rispetto al premier, che trova legittimazione nella investitura popolare: una coabitazione perigliosa.
Il provvedimento del governo tocca i principi fondamentali della Costituzione, che potrebbero essere modificati soltanto da una Assemblea Costituente ad hoc.
L’art.138, prevede semplicemente la revisione, quindi non può essere invocato per una modifica radicale che cambia gli assetti di potere degli Organi costituzionali. Pertanto, la legge che uscirà sarà anticostituzionale. Se è anticostituzionale, il ddl diventa un attentato alla Costituzione; il Capo dello Stato non può promulgare un atto contro la Costituzione.
Il 30 maggio è stato ricordato l’intervento di Matteotti e il suo martirio.
Si è esaltato un momento alto del Parlamento che successivamente veniva definitivamente svuotato dalla dittatura.
Al di là delle parole di circostanza della Meloni è possibile che si faccia finta di niente difronte all’ipocrisia di chi tenta di spazzare la Costituzione e….la celebra. E’ un Matteotti che può essere commemorato per esigenze di copione ma non seguito. Gli esempi che riscaldano i cuori e …….le carriere sono altri…..
Mario Tassone