AgenPress. Non ricordo una campagna elettorale piatta e vuota come questa per la elezione del Parlamento europeo. I temi dell’Europa sono stati solo sfiorati.
Eppure le questioni non mancano e che sono indissolubilmente legati al nostro futuro.
Le vicende internazionali, la guerra tra Russia e Ucraina, le spinte sovraniste, in contrasto con la visione europeista dei fondatori, mettono in discussione la costruzione politica dell’Europa.
Un riflusso in cui suggestioni di governo autocratiche si diffondono. Non una Europa forte ma a ritroso della storia in cui ritornano i nazionalismi. Putin è attivo nel porsi come alternativa all’influenza americana e all’Occidente, facendo leva sulle non poche simpatie che riscuote anche nel nostro Paese fra componenti della maggioranza di governo.
In questo scenario temi da sempre dibattuti: la fine dell’unanimità per decidere, la ridefinizione del ruolo delle istituzioni europee, commissione, consiglio, Parlamento e la rivisitazione dei trattati sono accantonati. Siamo al punto dì partenza dove obiettivi raggiunti vengono messi in discussione nel dilemma tra Europa politica o area di libero scambio.
I nazionalismi, dicevamo, risorgono pericolosamente dalle tenebre di due guerre mondiali.
L’Europa era stata pensata perché convivenza e cultura umanistica prevalesse sui particolarismi.
Non secondari i problemi dell’emigrazione, della difesa comune e della scelta atlantica che da qualche parte viene messa in discussione.
La elezione presidenziale degli USA del prossimo novembre è attenzionata anche da noi, da chi spera nella elezione di Trump, che dovrebbe affievolire la presenza degli USA e incoraggiare le vocazioni nazionalistiche e ridurre le difese immunitarie ai progetti imperialisti di Putin.
Tanti “dossier “ da affrontare mentre i giorni della campagna elettorale sono stati bruciati per parlare della sfida delle due dame, una al governo e l’altra all’opposizione, di Vannacci, un generale che trova credito nella pochezza culturale e di valori di oggi, gli sforzi della Meloni a garantire i partners europei che il progetto del premierato non altera nulla, mentre liquida la Costituzione del 1948 e quello dell’autonomia differenziata che rompe l’unità del Paese.
Una campagna elettorale, dunque, priva di contenuti., le liste solo contenitori elettorali per candidati senza pretesa di affermare identità, valori e privi di passione.
Il Partito Popolare Europeo deve sintonizzarsi sempre più con i principi ispiratori che furono alla base della nascita dell’Europa.
La Commissione dovrà risultare dalla convergenza di partiti democratici non di alleanze innaturali con una destra reazionaria ed eversiva come quella che nel nostro Paese ha messo in discussione il cammino democratico.
Dopo il 9 giugno, a risultati acquisiti, si faranno commenti e considerazioni.
Speriamo che siano adeguati e non scadano nei racconti ameni di curiosità e personalismi.
No alla continuazione di una sagra paesana come è stata questa campagna elettorale !
Mario Tassone