Sen. Scilipoti Isgrò Domenico: “La vera libertà? Non temere il giudizio del mondo”

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AgenPress. “Uno dei grandi temi e direi persino centrale del nostro tempo, è “la libertà”, dal quale a cascata discendono altre implicazioni.

Di questo, ma non solo, abbiamo parlato a San Paolo del Brasile, nel corso di una interessante conferenza, organizzata presso la Facoltà di Diritto della locale Università, assieme alla professoressa Arlide Braga Lima e Karina Braga.

Naturalmente vi ha partecipato anche il sottoscritto, nella sua qualità di Presidente di Unione Cristiana.

Parlavo di libertà. Certamente è aspirazione di tutti essere “liberi”. Lo stesso Dio, sommo bene, ci rende liberi e non ci impone nulla, ma ci propone. Per questo esiste il “libero arbitrio”, la facoltà di scegliere, senza alcuna costrizione, tra bene e male. Lo dice il libro della Genesi e tutto il Vangelo col suo: “Se vuoi”. Il cristianesimo non è una dottrina, nè una filosofia, ma uno stile di vita nelle azioni di ogni giorno. Un cristiano si nota dai fatti, dalle condotte, e da come si comporta nelle varie realtà quotidiane.

Tanti che pur si dicono credenti, in ogni ambito, nel lavoro, in famiglia, in politica, finiscono col dare una contro-testimonianza e dunque scandalo biblico. Il Signore vuole il nostro bene e ci indica una strada, la via che poi è la Parola, unita ai sacramenti, però alla fine resta pur sempre la nostra libertà di azione su cui saremo valutati con misericordia, ma altrettanta giustizia.

Anche il rifiuto di Dio, assurdo, paradossalmente è un nostro diritto. Salvo poi pentirci, la misericordia di Dio è infinita al pari della speranza che mai delude, però attenzione a non approfittare di Dio che è paziente, tuttavia giusto e ci sarà pur sempre un giudizio finale.

Non a caso esistono i “Novissimi” che sono: morte, giudizio, inferno, paradiso: “Conosci i novissimi e non peccherai”, si dice in teologia morale forse con eccessivo ottimismo. La debolezza ci porta al peccato e dice San Paolo che pur volendo fare il bene che vogliamo, siamo spinti al male che aborriamo. Tuttavia questo non risulti un alibi per fare i nostri comodi.

Torniamo alla libertà. Essa non è, come erroneamente si pensa, lasciapassare e disco verde per tutto. Papa Benedetto XVI nella catechesi del 2 febbraio 2009 al Seminario romano diceva: “La libertà non consiste nel fare ciò che si vuole, ma nell’essere uniti a Cristo”. Ed esiste sempre un confine tra bene e male, tra lecito e illecito, tra “fas” e “nefas”: il bianco è bianco, il nero è nero. Oggi, a causa di quel pensiero debole che è il relativismo, sia etico che culturale, si ritiene che tutto sia ammesso e che ciascuno possa inventarsi una sua morale e di conseguenza una sua Verità. In poche parole, si vive come se mai dovessimo morire.

Non invoco uno Stato etico, ma sono saldamente per il rispetto della sana laicità, seguendo il Vangelo che parla di Cesare e Dio nella famosa moneta. Ma quella parabola non invita ad una condotta irresponsabile, semmai ad impostare l’esistenza, inclusa quella politica, alla luce di Dio che ha il primato etico nei credenti. In poche parole: da cittadino devo rispettare l’Autorità laica, tuttavia se essa va contro il mio essere cristiano e la legge morale, in senso kantiano, ho il dovere non solo di obiettare, ma disobbedire, rischiando in proprio, esempio in politica, anche votando contro le indicazioni del mio partito. Questa è vera libertà.

Sono invece tanti e direi troppi i politici che si dichiarano cristiani, tuttavia, per quieto vivere o ricerca della popolarità, rinnegano Cristo, scendendo a patti col mondo e alla lunga col Nemico. Riceveranno la loro ricompensa e la effimera popolarità, lascerà il posto al giusto compenso divino (leggasi Beatitudini).

La sconfinata ed esagerata libertà ha portato a disastri: educativi (famiglie dove i genitori hanno abdicato al compito di guide giocando agli amici dei figli), scuola, nella quale si insegna di tutto, persino la folle teoria del gender, nella vita di coppia dove ogni condotta libertina viene giustificata con il lo fanno tutti, nel dimenticare che Dio ci ha fatti uomo e donna e che non esiste un terzo genere, che il matrimonio è composto da un uomo e una donna, che la vita è un dono, sacro dal concepimento alla fine naturale e che aborto ed eutanasia sono contro Dio, che il matrimonio è indissolubile.

L’arbitrio ci ha condotto a risultati negativi anche in economia. Se il comunismo ha fallito, anche il capitalismo selvaggio ha dato risultati pessimi con un accumulo di ricchezza scandaloso per pochi e tanta gente che soffre, una distribuzione dei beni in alcune nazioni inaccettabile che grida vendetta al cospetto di Dio. La libertà è discernimento e saggezza.

Non è una visione clericale, anzi il Concilio Vaticano II rettamente inteso, chiama alla santità ognuno di noi: essa è il vivere da laici alla sequela di Cristo e dobbiamo sforzarci di farlo in ogni ambito, evitando stravaganze e condotte esagerate o chiusure nelle sacrestie.

Invogliare alla bellezza del cristianesimo non è proselitismo, ma evangelizzazione e questo siamo tenuti a fare santificando con discrezione e sobrietà ogni ambito del vivere, trasformando in modo rivoluzionario e allo stesso tempo normale, l’ordinario in straordinario, affinché tutto diventi preghiera e amore a Dio e al prossimo, svolgendo diligentemente e con competenza ogni azione e professione, persino la più umile.

A che cosa giova all’uomo conquistare il mondo intero se perde se stesso? Lo dice il Vangelo. Ecco, la libertà è misura, buon senso, realismo, lo stesso realismo che permea il cristianesimo che è bellezza, mitezza, sapienza. La libertà ci deve portare al dialogo e all’ amicizia con tutti, con ogni cultura, con ogni fede diversa dalla nostra, senza però mai rinnegare la nostra identità. Fratelli certamente sì, ma diversi e questo non è un male, anzi un arricchimento .

Ma vi è un altro nemico da contrastare senza isterie e con il sorriso: il materialismo. Oggi, nonostante secoli di cristianesimo, viviamo nel pieno materialismo ateo, spesso paganesimo e quel che conta non è il piacere a Dio, ma il confidare nell’uomo e nel mondano e nei potenti. I nuovi idoli sono il sesso, il denaro a qualunque costo, il potere e la bellezza fisica col ricorso in alcuni casi immotivato a chirurgie estetiche inutili e dannose.

Insomma, la logica non dell’ essere, ma dell’ avere e apparire secondo Erich Fromm. Un cristiano coerente deve saper dire no. Intendiamoci: il cristianesimo non ci vuole poveri o sciatti, non è nemico della ricchezza lecita. Ma rifiuta la idolatria del denaro, la avarizia, e ricorda che nessuno può seguire due padroni. Dimentichiamo, nel mito della ricchezza, del successo e del denaro facile, che il nostro obiettivo è la vita eterna, la gloria senza fine.

Una scelta escatologica di esistenza ci porti dunque a riconsiderare con realismo i beni terreni, in vista di quelli futuri, del premio che ci toccherà e non è una visione consolatoria. Da cristiani siamo chiamati alla testimonianza, è l’abc della dottrina sociale. Un cristiano saggio sappia portare la sua dote, il sale e la luce, in ogni ambito, inclusa la politica, dentro e fuori il Palazzo .

Torniamo a volare alto, a seguire ideali, a credere in quello che abbiamo ricevuto col sacramento del battesimo, la grazia santificante. Ma facciamolo con dolcezza, mitezza, capacità di ascolto dell’altro e soprattutto coerenza negli stili di vita. Non trasformiamo la libertà in arbitrio, secondo la logica dominate in base alla quale i delitti diventano diritti, costi persino il rifiuto di Dio.

Beati coloro che saranno perseguitati e calunniati nel mio nome, il Signore, nelle Beatitudine di Luca, lo dice. E il Signore non delude mai. La libertà è Cristo. Secondo il Profeta Dr. David E. Owuor, l’essere umano deve ravvedersi e tornare al timore di Dio. Non dobbiamo temere il giudizio del mondo”.

Sen. Domenico Scilipoti Isgrò Presidente di Unione Cristiana

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