La figlia del critico d’arte: “Non avrei mai pensato di vederlo in questo stato, non voglio che si approfittino di lui”
AgenPress. Evelina Sgarbi ostenta sicurezza: «Di quello che pensano gli altri non mi importa nulla». Ma dietro quella scorza dura è evidente un aspetto: come ogni figlia, all’amore paterno ci tiene e tanto. «A nostro modo, ci vogliamo bene. Papà dice cose esagerate, ma lo perdono».
Lei, per suo padre, ha chiesto un amministratore di sostegno. Serve davvero?
«Sgombriamo il campo da un fraintendimento».
Quale?
«Sembra che io mi sia svegliata una mattina e abbia deciso di avanzare quest’iniziativa legale. E che voglia occuparmi del patrimonio di famiglia».
Vuole un amministratore esterno?
«Ma certo! Ho venticinque anni, lavoro a Milano in un’agenzia di modelle. Non saprei da che parte iniziare.
Non si tratta di gestire due bollette del telefono».
Vittorio Sgarbi non è più in grado di badare a sé stesso?
«Mi creda, mai avrei pensato di vederlo in questo stato».
Quando vi siete sentiti l’ultima volta?
«Sino a novembre dell’anno scorso ci chiamavano e vedevamo regolarmente».
Cene di famiglia?
«Io e lui avevamo un rapporto esclusivo. Non ho mai avuto particolare piacere, invece, a relazionarmi con le persone che gli stavano e stanno intorno».
L’ultimo incontro?
«A novembre. Eravamo a Ferrara, doveva presentare una mostra. È stato male, ma il suo entourage l’ha portato a Lugano».
Lei era d’accordo?
«No. Gli avevo consigliato di tornare a casa a riposarsi, ma lui sa cosa mi ripeteva?».
Cosa?
«Mi dicono che devo andare, devo andare là».
Poi, tra voi, non ci sono stati più contatti?
«Non ha più risposto al telefono».
Nemmeno per gli auguri di Natale?
«Il 24 dicembre ho provato a chiamarlo, ma senza risposta. Avrò telefonato una trentina di volte a sua sorella, all’autista, a chiunque.
Volevo andarlo a trovare per Capodanno».
Ci è riuscita?
«No. Mi ha chiamata la sua compagna. Mi ha detto che, se volevo fargli visita, potevo prendere un treno. Che papà non era in grado di fare più nulla. Poi ha messo in viva voce e lui ha sussurrato un flebile “ciao”. Ho capito che la situazione era grave».
Il ricovero? A cosa è stato dovuto?
«Io ero in Thailandia con mio cugino per il mio compleanno. Quando sono tornata, sono andata da lui al Gemelli. Mai avrei pensato di vederlo così».
È lì che ha scelto, affidandosi all’avvocato Lorenzo Iacobbi, di chiedere un amministratore di sostegno?
«Non è stata una decisione semplice. Anzi. Da figlia, vedere un padre che soffre, vederlo fragile, è faticoso. Però non voglio che qualcuno si approfitti di lui».
Vittorio dice che lei è mal consigliata. Qualcuno le ha suggerito cosa fare?
«Mannò. Come se non ragionassi con la mia testa».
Suo papà l’ha anche accusata di essere un’opportunista.
«Tante volte gli capita di dire cose spiacevoli, ma lo perdono».
Il patrimonio non le interessa?
«Mio padre ha molti beni, non siamo ipocriti. A me non interessa a chi vanno, ma non voglio che qualcuno si approfitti di lui e della condizione in cui è».
Ora comunicate tramite legali. Alzerà il telefono per provare a riallacciare i rapporti?
«Posso rispondere sinceramente?».
Deve.
«L’ho visto talmente male, talmente trasfigurato, che in questo momento non me la sento».
Difficile affrontare un genitore che diventa anziano?
«È come avere davanti un’altra persona. È completamente debilitato, non mi sembrerebbe nemmeno di parlare con lui. Ma per lui combatto sino alla fine».
Che padre è Vittorio Sgarbi?
«Complesso. Non è facile essere sua figlia. Ho affrontato e continuo ad affrontare un percorso. Poi, parliamoci chiaro, non sono l’unica ad avere un rapporto difficile con il papà».
Cosa le è mancato?
«Non saprei dire. Mio padre è geniale per quanto riguarda l’arte e tante altre cose.
Ma umanamente, e lo dico in senso buono, non sa gestire le relazioni al meglio. Che siano con la famiglia, che siano con gli amici».
Avrebbe desiderato più gesti d’affetto?
«Ormai ho sublimato. A nostro modo, nonostante tutto, ci vogliamo bene».
Un momento che ricorda con felicità?
«Ce ne sono tantissimi».
Uno in particolare?
«Io, come lui, vado a dormire tardi. E mi piaceva il fatto che insieme facessimo tutto di notte. Mi accompagnava a visitare le chiese ad orari inconsueti. E sempre ad orari inconsueti telefonava a chiunque».
Ospite in televisione, aveva spesso reazioni turbolente.
«A questo proposito ho un aneddoto divertente. L’avevo accompagnato a registrare una puntata di una trasmissione. Lui ha sbraitato contro il suo interlocutore, ha fatto tutta una scena».
E poi?
«A registrazione finita, si è voltato verso di me e mi ha chiesto: Dici che si è capito abbastanza bene il mio pensiero? Lui è così, un po’ personaggio».
Ora ha annunciato che vuole sposare la sua compagna, Sabrina Colle. Favorevole o contraria?
«Lei non mi piace, negarlo sarebbe scorretto. Però, se lui fosse lucido e cosciente…
Io voglio solo il suo bene».
Irene Fama’ (La Stampa)