A Interris.it la riflessione di Marco Guerra su fase 2 e famiglia. L’allarme del Family Day che accende i fari sulla situazione di 12 milioni di coppie che si preparano per tornare al lavoro, ma si pongono il problema di chi baderà ai loro figli
Agenpress – Se il governo non assume una prospettiva familiare sulla ripartenza, l’Italia il 4 maggio resterà ferma al palo e si aggraverà ancora di più la crisi economica e sociale nel nostro paese.
Con l’approssimarsi della cosiddetta Fase 2, il Family Day lancia l’allarme per le famiglie italiane alle prese con l’assenza della scuola, dell’aiuto dei nonni e di ogni struttura e servizio per l’accudimento dei figli. Tornare negli uffici, nelle fabbriche e negli esercizi commerciali sarà un’impresa quasi impossibile per 12 milioni di coppie con oltre 8,4 milioni di figli minori in età scolastica.
“Non può esistere una Fase 2 per i lavoratori e, come ha dichiarato il Presidente dell’ISS Brusaferro, una Fase 2 per alunni e studenti ‘in un secondo momento’: le due cose vanno insieme o non vanno da nessuna parte“, ha evidenziato il leader del Family Day, Massimo Gandolfini. “Il Governo – ha aggiunto il neurochirurgo bresciano – ha nominato 15 task force con 450 consulenti speciali: nessuna si occupa nello specifico coordinare le varie misure in chiave familiare. Come si fa a non capire che il lavoratore che potrà tornare al lavoro e l’alunno la cui scuola elementare resta chiusa altri non sono che il genitore e il figlio di una stessa famiglia?”.
La ripartenza del Paese è infatti legata a doppio filo al destino delle famiglie e alla loro capacità di conciliare lavoro e accudimento dei figli, in un momento storico in cui queste non possono contare sulle consueti reti sociali e familiari che agevolano le mamme e i papà.
Bisogna inoltre considerare che la famiglia composta da genitori e figli la colonna portante di tutto il sistema produttivo e dei consumi italiano, nonché l’unico vero ammortizzatore sociale che tiene insieme il tessuto sociale della nazione, tutto ricade sulle sue spalle. Aiutare le famiglie non è dunque un’elemosina a fondo perduto ma una sfida cruciale per riaccendere il motore del Paese. Per non ritrovarci con strategie di graduale rientro inutili e irrealizzabili, tutti gli esperti nominati dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell’istruzione Lucia Azzolina dovranno tenere in considerazione le istanze avanzate dalle associazioni familiari
Scuola, formazione a distanza, lotta alle nuove povertà e al divario digitale, conciliazione lavoro/famiglia, congedi parentali e diritti dell’infanzia sono temi che devono assolutamente entrare sui tavoli di lavoro delle task-force create dal governo, perché non si può pensare ad una Fase 2 dei genitori e poi una Fase 2 dei figli. Serve una Fase 2 della famiglia, altrimenti 12 milioni di famiglie non torneranno a lavoro o lo faranno lasciando per strada 8 milioni di figli studenti. Preoccupa quindi l’assordante silenzio giunto finora da tutte le istituzioni riguardo i temi elencati. Non una parola sulle necessità delle famiglie finora è stata pronunciata da Vittorio Colao, a capo della task force per la fase 2.
“Il Governo non sta minimamente guardando alla crisi sociale causata dall’epidemia in ottica familiare. Non si può dire ai genitori di tornare a lavorare senza alternative, né ai nonni – i soggetti più a rischio contagio – di occuparsene” si legge ancora nella nota del Family Day. Il movimento guidato da Gandolfini avanza quindi una serie di misure concrete che saranno presentate in parlamento da alcune forze politiche sotto forma di emendamenti: un assegno di 200 euro mensili per ogni figlio 0-15 anni, indipendenti dal reddito, per le spese causate dalla chiusura delle scuole (babysitting, dotazioni tecnologiche per didattica a distanza, intrattenimento estivo, etc); estendere fino a fine anno scolastico la possibilità di fruire del congedo parentale straordinario con indennità all’80% della retribuzione dei genitori (e affidatari) costretti a non lavorare per accudire a casa i minori fino a 12 anni; inserire in forma stabile nella task force del Miur per la riapertura i rappresentanti dei genitori”; consentire l’accesso ai parchi con precedenza per le famiglie con bambini, che hanno più bisogno psicofisico di muoversi all’aria aperta.
Si tenta quindi di rimettere al centro del dibattito anche la questione del diritto dei bambini ad usufruire di parchi e aree verdi. Non bisogna infatti scomodare la scienza per comprendere l’importanza del sole nel processo di crescita dei più piccoli. Le famiglie finora hanno dato prova di grande disciplina e dignità rispettando le misure di restrizione, malgrado queste abbiano mortificato più di tutti proprio la motricità e la socializzazione dei bambini. Chiedere ai minori di rinunciare ancora ad ambienti soleggiati e salubri sarebbe una violazione dei diritti dell’infanzia. Una misura che in altri Paesi europei non è mai stata applicata, anche nei periodi di picco della pandemia, quando passeggiate e brevi uscite dei bambini erano persino consigliate.
Infine, se si parla di famiglie non si può non affrontare l’emergenza legata alle scuole paritarie pubbliche. Molti genitori non sono in grado di pagare le rette di questi mesi di chiusura, si sta creando quindi un ammanco mette a repentaglio lo stipendio di oltre 180mila dipendenti del settore. La stessa Conferenza Episcopale Italiana ha chiesto un “fondo straordinario” per le scuole paritarie messe in crisi dall’emergenza coronavirus. Virginia Kaladich, Presidente della Fidae, l’associazione delle scuole paritarie cattoliche, ha ricordato che oltre 900mila alunni italiani frequentano le paritarie e che farle chiudere, negandogli i fondi in questo momento di emergenza, significa portare al collasso tutto il sistema scolastico. La scuola statale non sarebbe infatti in grado di assorbire quasi un milione di studenti che si riverserebbero nei suoi istituti. Senza considerare che con il costo standard per ogni studente, le paritarie fanno risparmiare allo Stato diversi milioni di euro. Concetto ribadito anche da Gandolfini: “Se il ramo delle paritarie si spezza, crolla sul tetto della scuola pubblica e il sistema intero va in frantumi: lo Stato deve farsi carico del buco causato dalla sospensione del pagamento delle rette, anche per non sacrificare il fondamentale pluralismo educativo sancito dalla Costituzione e realizzato dalle paritarie”.
https://www.interris.it/la-voce-degli-ultimi/fase-2-scatta-lallarme-famiglie/