AgenPress – Per il crollo del Morandi (14 agosto 2018, 43 morti) la Procura ipotizza anche il reato di “crollo di costruzioni o altri disastri dolosi”.
Le nuove accuse arrivano sulla base dello sviluppo delle indagini sulle barriere fono assorbenti pericolose che ha portato a scoprire come gli ex vertici di Aspi abbiano voluto risparmiare sulla manutenzione della rete per accrescere gli utili del gruppo Atlantia, abbiano falsificato atti per nascondere i mancati restyling e fossero consapevoli del pericolo. Attentato alla sicurezza dei trasporti, falso, disastro colposo e omicidio colposo plurimo. 71 gli indagati.
“Questa contestazione non significa che hanno volutamente fatto crollare il viadotto ma che hanno messo insieme una serie di comportamenti dolosi come la mancata manutenzione o la realizzazione di falsi verbali, tali da portare al crollo dello stesso. E il reato doloso, rispetto a quello colposo, ha pene molto più severe”.
“Si rischia un massimo di dodici anni contro i cinque del reato colposo. Ovviamente le formalizzazioni della Procura potrebbero essere poi cambiate dai giudici in sede di processo. Per contestare il crollo doloso serve un fatto diretto. E per i pm quel fatto è la mancata manutenzione e gli atti falsi. La scorsa settimana dall’analisi delle carte del tribunale del Riesame era emerso come la Procura contestasse anche il reato di falso.