AgenPress. Mario Landolfi-ex ministro di An, oggi editorialista del Secolo d’Italia – si è accomodato sulle colonne del Foglio vergando un corsivo che si intesta una missione spericolata: la riabilitazione a destra di Gianfranco Fini.
Landolfi prova a dire che la destra è stata Gianfranco Fini, e che continuare a rimuoverlo non è un affare neppure per chi lo ha sostituito.
Ecco, Landolfi è l’ultimo di quelli lì, e solo lui poteva parlare di Fini: gratificato come tutti dal leader, non lo seguì nelle acrobazie finali, rimase con Berlusconi, poi si fece da parte spontaneamente quando fu coinvolto in accuse improbabili dalle quale è uscito immacolato.
Oggi parla di Fini senza che nessuno possa sospettare manovre o interessi personali. Dice una cosa così vera che la voglio rilanciare pure io che non c’entro nulla con la storia della destra: ai vecchi camerati Fini farà anche schifo, ma la storia della destra italiana inizia e finisce con lui, col coraggio di portare a Fiuggi una squadra di reduci e farne la classe dirigente di una destra di governo rispettata e oggi anche rimpianta. Il vecchio Msi aveva educato quella classe dirigente al parlamentarismo, Fini la abilitò al governo.
Poi ci sono stati gli errori, e il diluvio universale del centrodestra. Non voglio redistribuire torti e ragioni. Ma due cose farei osservare: primo, che nessuno è infallibile, e persino De Gasperi sbagliò i conti provando a introdurre il maggioritario nel ’53; secondo, che la lite tra Berlusconi e Fini non fu spontanea, ma intensamente provocata e alimentata dai pretoriani finiani ansiosi di sostituirsi a lui nella gestione del condominio con Silvio.
Storie vecchie. Pensiamo al futuro: all’Italia serve una destra vera, che parta da dove Fini l’aveva condotta e non imbocchi la via al contrario, tornando a carezzare nostalgie e riflessi condizionati elettoralmente remunerativi ma politicamente distruttivi. La Meloni più di Salvini è la testa giusta per questa operazione.
Si dirà che questo può avvenire anche senza Fini. Può darsi. Ma intanto il sovranismo spinge la destra italiana assai più indietro non dico di An, ma dello stesso Movimento Sociale che mai si sarebbe infilato nelle strettoie di certe alleanze internazionali.
E se nei giorni della dissoluzione del governo stiamo a riparlare di Fini, diciamolo francamente, è perché la possibile vittoria dell’attuale centrodestra fa quasi più paura del governo di dilettanti che sta passando la mano.
E’ quanto dichiara, in una nota, l’On. Gianfranco Rotondi