AgenPress. «Il nuovo PNRR del Governo Draghi, l’atteso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovrebbe prevedere, la nostra speranza è questa, una concreta riforma della sanità territoriale, un salto di qualità indispensabile da mettere in atto, alla luce di un aumento consistente delle risorse, con la dote per l’assistenza domiciliare che sale ufficialmente fino a 4 miliardi di euro.
Siamo di fronte ad una occasione da non perdere per il futuro del nostro Sistema Sanitario: ora che finalmente ci sono più fondi a disposizione, Governo e Regioni devono camminare di pari passo e pianificare da subito un piano strategico che si traduca in una missione di rilancio che non può e non deve conoscere tentennamenti di alcun genere. In quest’ottica è arrivato il momento di dare finalmente impulso alla realtà progettuale dell’infermiere di famiglia, che rappresenta certamente il perno della sanità territoriale italiana del presente e del futuro. Le 9600 assunzioni previste a luglio scorso, ma che realmente non si sono mai tradotte in realtà e sono rimaste mera utopia, non sono sufficienti: occorre dislocare infermieri di famiglia in ogni dove, a disposizione dei nostri cittadini, da nord a sud, con una organizzazione omogenea ed equilibrata degna di tal nome, che parta da un alveo di normative concrete ma soprattutto facenti parte di un unico solido sistema, dove le Regioni possano avvantaggiarsi, finalmente, del rigore di un Governo che è capace di dettare le regole per il bene dei pazienti e dei malati».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta il nuovo PNRR del Governo, accogliendo positivamente la notizia delle maggiori risorse a disposizione per la sanità italiana e augurandosi che premesse così positive non finiscano alla fine inghiottite dalla confusione e dal marasma di una realtà troppo spesso deprimente, con 21 Regioni e 21 sistemi sanitari differenti.
«L’Infermiere di famiglia, lo ripetiamo, alla luce del nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è una occasione troppo importante, da non sprecare. Ora ci aspettiamo le idee, le iniziative, i fatti: e non la politica dei buoni propositi che rimane un’eterna incompiuta.
Al Governo spetta il compito di pianificare azioni in sintonia con la realtà regionali, adesso è inevitabile: e ci dispiace prendere atto del fatto che alla luce della carenza di personale, siano stati ridotti, nella sanità territoriale, proprio da parte delle Regioni, sia le case di comunità, da 2575 a 1288, sia gli Ospedali di Comunità, da 753 a 380. I dati in questione sono allarmanti e ci dicono che il sistema sanitario italiano cammina con il passo del gambero. Ma ora che ci sono i fondi a disposizione non è tollerabile gettare tutto alle ortiche!
Si abbia il coraggio di assumere personale, lo si faccia prima possibile e e con un piano che non prevede distinzioni, in tutto il territorio nazionale. Il rilancio della sanità territoriale passa attraverso l’inserimento di nuove figure professionali, capaci di snellire i ricoveri, di supportare le realtà private, e naturalmente di fornire assistenza domiciliare ai soggetti fragili in modo capillare. Ma naturalmente occorre anche organizzare le strutture, rimpolpando di personale quelle già esistenti e pianificando la creazione di nuovi ospedali e case di comunità, e certo non sposando la politica distruttiva dei tagli o peggio ancora trasformando le realtà che già ci sono in cattedrali nel deserto, prive dei professionisti qualificati e delle energie indispensabili per stare ogni giorno vicino ai nostri pazienti».