Salute, vita e ambiente vincono sul profitto

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La sentenza sul processo rappresenta un gravissimo atto d’accusa contro la classe politica, giustizia e libertà ora per Taranto


AgenPress. Durissimo e sacrosanto, unico possibile per chi conosce il dramma di Taranto e dei suoi cittadini, l’epilogo del processo “Ambiente Svenduto”. È stato definito il processo per la tragedia ambientale tarantina ma è un termine che non rende al meglio quello che da decenni sta accadendo.

La sentenza, le durissime condanne agli ex proprietari e a dirigenti pubblici tra cui l’ex presidente della Regione Vendola, rappresentano un gravissimo atto d’accusa nei confronti della classe politica che ha avuto in mano il potere. E, in nome di equilibrismi, politichese, incapacità di coraggio e difesa dei cittadini, è stata connivente e complice della devastazione ambientale e della cancellazione del diritto alla salute e alla vita in una città sacrificata alla grande industria e ad interessi particolari.

Torniamo ad esprimere, come già oltre due anni fa, il nostro sostegno e a schierarci accanto agli ambientalisti tarantini e alla loro coraggiosa lotta per la vita, la giustizia, la salute, una città libera. Mentre governi regionali erano conniventi e complici dei Riva i governi nazionali hanno intervallato decreti ad azienda e promesse non mantenute. Nel settembre 2018, ai tempi del Governo Conte 1, Di Maio dichiarò di aver fatto installare tecnologie che avrebbero abbattuto del 20% le emissioni. Invece, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nel bimestre gennaio-febbraio 2019 le emissioni della cokeria di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) sono cresciuti del 195%, con la concentrazione di benzene salita del 160% e quella dell’idrogeno solforato più che raddoppiata. Sconcerta ed indigna l’uscita di Vendola immediatamente dopo la sentenza, parole che confermano l’auto referenzialità e il distacco dalla drammatica realtà vissuta dai cittadini.

Taranto vive vergognosi balletti di ricatti, prepotenze, svendita dell’interesse pubblico, menzogne. Nello stabilimento, nel quartiere Tamburi avvelenato da diossine e altri veleni, davanti a tutta la città sono stati uccisi – come denunciammo già nel novembre 2019 – la Costituzione, il diritto, la politica. Ora basta, ci sia una vera e netta inversione, ci sia giustizia per Taranto e la città venga liberata da questo disumano sacrificio al profitto e ad una politica inginocchiata di fronte ai potenti. In questi anni di fondi pubblici bruciati, se al posto di incostituzionali e contrari all’interesse pubblico (favorevoli solo a quelli di pochi) decreti presunti “salva Ilva” si fosse finalmente posto un vero argine alle illegalità, alla mancanza di ogni sicurezza sul posto di lavoro, all’avvelenamento e alla devastazione ambientale oggi Taranto già sarebbe una nuova Bilbao, una nuova Duisburg, una nuova Pittsburg.

Azione Civile e il suo fondatore e presidente Antonio Ingroia

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