AgenPress. Pregare non è in contraddizione con “l’operosità quotidiana”, con “i tanti piccoli obblighi e appuntamenti”, “semmai è il luogo dove ogni azione ritrova il suo senso, il suo perché e la sua pace”.
Il Papa è consapevole che non è facile mettere in pratica questi principi. Ad esempio, “un papà e una mamma, presi da mille incombenze, possono sentire nostalgia per un periodo della loro vita in cui era facile trovare tempi cadenzati e spazi di preghiera”.
Poi, i figli, il lavoro, le faccende della vita famigliare, i genitori che diventano anziani… Si ha l’impressione di non riuscire mai ad arrivare in capo a tutto. Allora fa bene pensare che Dio, nostro Padre, il quale deve occuparsi di tutto l’universo, si ricorda sempre di ognuno noi. Dunque, anche noi dobbiamo sempre ricordarci di Lui!
“È rischioso per l’uomo – rimarca il Papa – coltivare un interesse talmente astratto da perdere il contatto con la realtà”. Fra l’altro, rileva ancora, “nell’essere umano tutto è ‘binario’: il nostro corpo è simmetrico, abbiamo due braccia, due occhi, due mani”:
Così anche il lavoro e la preghiera sono complementari. La preghiera – che è il “respiro” di tutto – rimane come il sottofondo vitale del lavoro, anche nei momenti in cui non è esplicitata. È disumano essere talmente assorbiti dal lavoro da non trovare più il tempo per la preghiera. Nello stesso tempo, non è sana una preghiera che sia aliena dalla vita. Una preghiera che ci aliena dalla concretezza del vivere diventa spiritualismo, oppure, peggio, ritualismo.