AgenPress. Quando si parla di Fernet Branca si parla di molto più di un semplice amaro alle erbe. Si parla di tradizione, innovazione, esempio lungimirante di marketing e comunicazione, capacità di creare senso di appartenenza ad una comunità e mistero.
Ebbene sì, perché uno dei tratti più famosi e distintivi dell’antico amaro prodotto dalle distillerie fratelli branca è proprio un velo di mistero, la segretezza della sua ricetta che, dal lontano 1845, si tramanda di generazione in generazione, senza mai essere resa nota neanche a chi le materie prima le lavora in prima persona. Tutto ciò che sappiamo è che questo digestivo viene prodotto con erbe, radici e piante che vengono lavorate e mescolate per ottenere le note proprietà del prodotto.
C’è poi un articolato processo di lavorazione che prevede, all’arrivo in fabbrica, che le erbe destinate alla lavorazione vengano ribaltate manualmente nelle vasche. Alcune di esse, come ad esempio mirra e camomilla, la cui natura lo permette, vengono portate ad ebollizione e lasciate sedimentare per un mese. Altri ingredienti, invece, adatti alla lavorazione a freddo, vengono immersi in alcol o in soluzione idroalcolica e quindi centrifugati. Le infusioni, sia quelle lavorate a caldo che a freddo, vengono poi mescolate in un grande serbatoio dove vengono lasciate riposare per altri 20 giorni. Il prodotto semilavorato viene quindi posto a maturare per 10 mesi in botti di rovere fino a quando tutti gli ingredienti non si saranno amalgamati e la miscela non sia adeguatamente invecchiata.
Una ricetta e una lavorazione, dunque, che portano a quell’equilibrio perfetto che si tramuta nell’amaro alle erbe più amato e famoso al mondo, le cui proprietà benefiche e digestive gli hanno favorito e consentito anche un ingente successo oltreoceano. Fu proprio come medicinale, infatti, che nella migrazione in Argentina iniziò il suo viaggio trasportato in piccole boccette e divenne quell’elisir che oggi è apprezzato per sia per il suo sapore fermo e deciso che per la sua capacità di incontrarsi con altri sapori e dar vita a Cocktail e Long Drink di ogni tipo.
Delle 27 erbe che lo compongono ne conosciamo solo 10, e la prima cosa che si può notare è che esse provengono da quattro continenti: lo zafferano proviene dal Sud Africa, il rabarbaro dalla Cina, la Genziana dalla Francia, la Galanga dall’India o dallo Sri Lanka, la Camomilla dall’Italia o dall’Argentina, solo per citarne alcuni.
Un’unione che nasce già dalle basi, quindi: quattro continenti uniti in un unico sapore che mantiene il suo carattere tradizionale, ma sa anche incontrare altri sapori, come il Chinotto,la Coca-Cola o la limonata, per accogliere l’innovazione e avvicinarsi a sempre più palati differenti.
Se poi si decide di gustare l’amaro nella sua natura originaria allora il suggerimento è dato dall’azienda produttrice stessa con la “regola dei tre sorsi” per gustare, come in un percorso di meditazione, il vero sapore di questo elisir benefico e immortale.