AgenPress. Mentre la Russia rifiuta di estendere la sua partecipazione all’Iniziativa diplomatica sul grano del Mar Nero, Azione contro la Fame condanna l’uso di questo accordo per scopi politici, auspicando che venga rinnovato e che ciò possa rispondere maggiormente alle esigenze dei Paesi in condizioni di insicurezza o di crisi alimentare.
Da luglio 2022, l’accordo sui cereali firmato da Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite ha permesso l’esportazione di oltre 33 milioni di tonnellate di grano, svolgendo un ruolo fondamentale nella stabilizzazione dei prezzi dei cereali sui mercati internazionali, e limitando la speculazione. Eppure, di tutto il grano esportato dall’Ucraina, Cina, Spagna e Turchia rimangono i principali beneficiari. Anche se, grazie all’accordo, i Paesi in via di sviluppo rappresentano il 57% di queste esportazioni, poco meno del 6% delle esportazioni totali è andato a beneficio di Paesi che sperimentano le crisi alimentari più gravi, come Etiopia, Yemen e Sudan.
“Abbiamo bisogno che questo accordo sia a lungo termine, e che le esportazioni vadano a maggior beneficio dei Paesi più vulnerabili, se vogliamo che abbia un impatto reale e che la fame di milioni di persone in tutto il mondo non diventi un’arma politica a intervalli regolari”, commenta Simone Garroni, Direttore generale di Azione contro la Fame.
Da quando è stata firmata, l’Iniziativa diplomatica sul grano ha contribuito ad arginare l’aumento dei prezzi del grano sui mercati, che erano saliti di oltre il 40% nei 3 mesi precedenti la firma. Un anno e mezzo dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, i prezzi degli alimenti di base sui mercati sono tornati ai livelli precedenti alla guerra, o addirittura sono diminuiti rispetto al 2021, dimostrando che la volatilità dei prezzi internazionali può essere oggetto di notevoli speculazioni. Prorogato per 120 giorni nel novembre 2022, il patto è stato poi rinnovato per soli 60 giorni a marzo e a maggio 2023, diventando sempre più instabile e allontanandosi dalla sua vocazione originaria di garantire l’accesso ai cereali per i Paesi più vulnerabili.
Oltre al ruolo di regolatore dei prezzi, l’Accordo sul grano ha svolto un ruolo cruciale nel garantire il cessate il fuoco nell’area di Odessa. Questo ha limitato il conflitto armato in quell’area, garantendo l’accesso umanitario e salvando vite umane, evitando che la città e il porto venissero presi di mira.
“Oggi più che mai, questo accordo è necessario e deve essere esteso a lungo termine per rispondere alle esigenze dei Paesi che si trovano ad affrontare l’insicurezza alimentare. La regolare politicizzazione della fame e l’utilizzo della crisi alimentare globale per fini geopolitici sono particolarmente preoccupanti, mentre il sistema umanitario rimane costantemente sottofinanziato e i sistemi alimentari attuali non garantiscono il diritto al cibo per tutti”, conclude Garroni.