AgenPress. Quest’anno sarà Giorgia Meloni a concludere l’annuale convegno democristiano di Saint Vincent, alla ripresa autunnale. Come leader del centrodestra, un po’ le tocca: la scialuppa democristiana, che ho l’onore di guidare, è il più piccolo partito della coalizione, nonché il più affezionato, dopo “Fratelli d’Italia“, a questa leadership che ha rimesso in partita il blocco moderato.
L’intervento di Giorgia Meloni, per rituale e istituzionale che potrà essere – ma gli interventi di Giorgia non sono mai gelide comunicazioni formali – ha un suo significato, che forse coglieranno solo i cronisti coi capelli bianchi (per fortuna i pre-pensionamenti non li hanno rapiti tutti).
Il convegno di Saint Vincent è l’ultimo evento democristiano rimasto in vita, dei molti appuntamenti autunnali con cui le correnti dc ritmavano la ripresa della attività politica dopo la pausa estiva: a Saint Vincent si riuniva la sinistra sociale di Donat Cattin, a Lavarone la sinistra di “base”, a Sirmione i dorotei, a Sorrento la “corrente del Golfo“.
Era un altro mondo, e lasciamolo nella galleria dei ricordi e nel giudizio della storia.
Di quel mondo è sopravvissuto solo il convegno di Saint Vincent, che non ha mai saltato una edizione, nella prima e nella seconda repubblica. Diciamo che ha cambiato gestione, ma fino a un certo punto: da raduno dei seguaci di Donat Cattin, la tre giorni valdostana è divenuta l’evento annuale dell’ultima Dc presente in parlamento, nei ranghi del centrodestra.
Nel mio piccolo rappresento l’anello di congiunzione delle due stagioni: della piccola Dc della seconda repubblica sono il fondatore, di Donat Cattin ero un seguace sulla scia di Gerardo Bianco, quindi le edizioni di Saint Vincent me le sono fatte tutte.
Donat Cattin amava dire che il convegno di Saint Vincent “dettava l’agenda dell’autunno politico“. Era vero: i notabili democristiani sgomitavano per essere invitati a intervenire nelle tavole rotonde, delle quali Donat Cattin sceglieva personalmente temi e relatori. Il copione prevedeva un finale invariabile, ripetitivo, solennemente rituale: le conclusioni di Arnaldo Forlani, il leader che aveva sostituito Aldo Moro nel cuore e nella testa di quel geniaccio che era Donat Cattin.
Nella seconda repubblica il convegno di Saint Vincent fu rilanciato a quattro mani da me e Silvio Berlusconi, quando decidemmo che doveva nascere nel centrodestra un partito identitario che si richiamasse alla Dc. Decidemmo assieme – come si poteva con Berlusconi, cioè decise lui- che il partito dovesse chiamarsi proprio “Democrazia Cristiana“, e che dovesse organizzare un evento annuale a Saint Vincent, un po’ per richiamare il più bel convegno dc, un po’ perché la cittadina termale piaceva molto a Silvio Berlusconi, che a suo tempo l’aveva scelta per i meetings di “publitalia”.
Per comodità adottammo interamente il format di Donat Cattin: tre giorni di tavole rotonde, la messa in parrocchia la domenica mattina, poi le conclusioni politiche, con Silvio Berlusconi al posto di Arnaldo Forlani.
Silvio – al pari di Forlani – non mancò mai a una sola edizione del convegno, così segnando un ideale passaggio del testimone dal moderatismo democristiano al centrodestra berlusconiano. Arnaldo e Silvio, due storie che più diverse non potevano essere, si sono riunite nella circostanza finale di essersi entrambe concluse quest’anno, a pochi giorni di distanza, e col riconoscimento solenne di un lutto nazionale, che ha sanato ferite storiche mai rimarginate.
L’edizione di quest’anno parlerà tanto di loro, di Arnaldo e di Silvio, dell’Italia che hanno rappresentato, di quanto essa parli ancora agli italiani di oggi. Saliranno in val d’Aosta i militanti, oggi attempati, che ricordano il rombo dell’elicottero che annunciava l’arrivo al “Grand Hotel del Casinò” del leader democristiano, e poi del fondatore del centrodestra. Ma ci saranno soprattutto giovani e giovanissimi democristiani, desiderosi di capire se queste riflessioni sono un esercizio storico, o uno spunto di prospettiva politica.
E alla fine parlerà Giorgia, a cui ora tocca di giocare la partita che fu dei due statisti scomparsi: riunire il campo alternativo alla sinistra, e farne scaturire un buon governo per il Paese.
Mai come quest’anno, dunque, questo convegno sarà importante: non a caso il titolo di questa edizione è “Saint Vincent città delle tre repubbliche“.