Leone XIV: “L’opulenza causa la miseria di interi popoli”

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AgenPress. L’opulenza, piaga che annulla il singolo “perché perde sé stesso, dimenticandosi del prossimo”. Quel prossimo che muore “davanti all’ingordigia”, oggi allargato a “interi popoli” piegati da guerre e sfruttamenti. Ma l’annuncio del Vangelo porta un messaggio necessario: vita nuova. Un’esistenza che va anzitutto “amata”, poi conosciuta e annunciata.

È questo il compito dei catechisti: non solo istruire, ma seminare, “far risuonare nei cuori la speranza, affinché porti frutti di vita buona”. Luci e ombre del mondo sono al centro dell’omelia di Papa Leone XIV questa mattina, 28 settembre, davanti a 50mila fedeli partecipanti alla Messa presieduta in piazza san Pietro per il Giubileo dei catechisti.

Il Signore guarda il cuore degli uomini e, attraverso i suoi occhi, noi riconosciamo un indigente e un indifferente. Lazzaro viene dimenticato da chi gli sta di fronte, appena oltre la porta di casa, eppure Dio gli è vicino e ricorda il suo nome. L’uomo che vive nell’abbondanza, invece, è senza nome, perché perde sé stesso, dimenticandosi del prossimo. È disperso nei pensieri del suo cuore, pieno di cose e vuoto d’amore.

Alle porte dell’opulenza sta oggi la miseria di interi popoli, piagati dalla guerra e dallo sfruttamento.

Il Vangelo ci annuncia che la vita di tutti può cambiare, perché Cristo è risorto dai morti. Questo evento è la verità che ci salva: perciò va conosciuta e annunciata, ma non basta. Va amata: è quest’amore che ci porta a comprendere il Vangelo, perché ci trasforma aprendo il cuore alla parola di Dio e al volto del prossimo.

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