Il carcinoma della cervice uterina è uno dei tumori ginecologici più prevenibili, grazie a screening mirati e vaccinazione anti-HPV. Ma la partecipazione ai programmi non è uniforme in Italia. L’ostetrica Paola Lubinu (FNOPO) spiega come l’integrazione tra prevenzione primaria e secondaria possa salvare vite.
AgenPress. “Il carcinoma della cervice uterina è altamente prevenibile e curabile se diagnosticato in fase precoce. Screening e vaccinazione hanno un impatto straordinario sulla riduzione della mortalità”. A parlare, in occasione dell’Ottobre Rosa è Paola Lubinu, consigliera FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica. L’infezione da Papilloma Virus (HPV)rappresenta la causa principale del tumore. Per questo, le Linee Guida europee raccomandano la vaccinazione negli adolescenti e l’uso dell’HPV-test nelle donne sopra i 30 anni.
Pap-test e HPV-test: quando farli
Lo screening attivo in Italia prevede:
· Pap-test ogni tre anni per donne 25-29 anni non vaccinate;
· HPV-test ogni cinque anni per donne 30-64 anni;
· HPV-test ogni cinque anni a partire dai 30 anni anche per donne vaccinate in adolescenza.”Dove questi programmi sono ben organizzati, il tumore invasivo è diminuito drasticamente e il Pap-test ha ridotto mortalità e incidenza di oltre il 70% nei Paesi ad alto reddito”, sottolinea Lubinu.
Le barriere all’adesione
Nonostante i benefici, non tutte le donne partecipano ai programmi. “Mancanza di informazioni, difficoltà di accesso o motivi culturali restano barriere importanti”, evidenzia Lubinu. I dati PASSI 2023-2024 mostrano una copertura media del 78%, con differenze marcate tra Nord e Sud.
La pandemia ha peggiorato la situazione, rallentando sia l’offerta che la partecipazione.
“Recuperare i ritardi accumulati è fondamentale per non perdere diagnosi precoci e possibilità di cura tempestiva”, afferma l’ostetrica.
L’educazione sanitaria come alleata
La prevenzione non è solo questione di test e vaccinazioni. “Serve una rete di informazione continua e capillare: dalle campagne di sensibilizzazione all’educazione scolastica che deve includere oltre alle ragazze anche gli adolescenti maschi. Il ruolo delle ostetriche è accompagnare le donne lungo questo percorso durante tutto l’arco della vita, favorendo consapevolezza e adesione”, conclude Lubinu.
Una presa in carico multidisciplinare
La lotta al carcinoma cervicale richiede la collaborazione di diversi professionisti: ginecologi, ostetriche, oncologi, virologi, psicologi e operatori sanitari del territorio. Solo una presa in carico multidisciplinare assicura che la prevenzione, la diagnosi e la cura siano realmente efficacie accessibili a tutte le donne, riducendo disuguaglianze e ritardi.