AgenPress. “Non possiamo più permetterci di resistere al Regno di Dio, che è un Regno di pace”. E dove i responsabili degli Stati e delle Istituzioni internazionali “sembrano non riuscire a far prevalere il diritto, la mediazione e il dialogo, le comunità religiose e la società civile devono osare la profezia”.
Lo scrive Papa Leone XIV al vescovo di Rimini Nicolò Anselmi, nel messaggio per il 46. mo Meeting per l’amicizia fra i popoli, firmato dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. Una profezia che chiede di abbandonare “l’idolatria del profitto” che ha compromesso la giustizia e la pace, per “servire il Dio Vivente”, e tradurre il Vangelo “in forme di sviluppo alternative alle vie di crescita senza equità e sostenibilità”. Così “il deserto diventa un giardino” e la “città di Dio”, preannunciata da Sant’Agostino, “trasfigura i nostri luoghi desolati”.
Il messaggio prende spunto dal tema del Meeting 2025, che si svolge dal 22 al 27 agosto alla Fiera di Rimini, appuntamento estivo promossa dal movimento di Comunione e Liberazione, “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”, che, sottolinea, è un invito alla speranza “che non delude”. Nel deserto, anzitutto, nasce il popolo di Dio, che solo in cammino fra le sue asperità “matura la scelta della libertà”. E il Dio biblico “lo fa fiorire come un giardino di speranza”. I monaci e le monache abitano il deserto “a nome di tutti noi”, presso “il Signore del silenzio e della vita”. Il Papa apprezza che una delle mostre del Meeting sia dedicata alla testimonianza dei martiri di Algeria, nei quali “risplende la vocazione della Chiesa ad abitare il deserto in profonda comunione con l’intera umanità, superando i muri di diffidenza che contrappongono le religioni e le culture”, imitando integralmente “il movimento di incarnazione e di donazione del Figlio di Dio”.
La presenza di cristiani nelle società contemporanee, “disarmata e disarmante”, deve tradurre il Vangelo del Regno “in forme di sviluppo alternative alle vie di crescita senza equità e sostenibilità”. Per servire il Dio vivente, sottolinea Papa Leone XIV, bisogna abbandonare “l’idolatria del profitto che ha pesantemente compromesso la giustizia, la libertà di incontro e di scambio, la partecipazione di tutti al bene comune e infine la pace”. Non segue Cristo, aggiunge, “una fede che si estranei dalla desertificazione del mondo o che, indirettamente, contribuisca a tollerarla”. E quindi va abitata con creatività anche la rivoluzione digitale, che “rischia di accentuare discriminazioni e conflitti”. Solo così la agostiniana “città di Dio”, trasfigura “i nostri luoghi desolati”.