Agenpress – Le perquisizioni e le acquisizioni di documenti in corso a Milano sul fronte delle Rsa riguardano anche altre strutture, oltre al Pio Albergo Trivulzio. La polizia giudiziaria, guidata da Maurizio Ghezzi, del dipartimento coordinato dall’aggiunto Tiziana Siciliano è entrata anche negli uffici della Sacra Famiglia di Cesano Boscone e in una residenza a Settimo Milanese, mentre la Gdf sta lavorando nelle sedi del Pat. Le attività andranno avanti per tutto il giorno.
I blitz servono per acquisire le cartelle cliniche degli ospiti morti nelle case di riposo, ma anche altri documenti, come protocolli e direttive interne dei vertici e pure eventuali scambi di informazioni tra le strutture e l’amministrazione regionale, che ha compiti di sorveglianza sulle Rsa, per la gestione dei pazienti.
Sono una dozzina in tutto quelle al centro delle indagini per epidemia colposa ed omicidio colposo plurimo. Centinaia gli anziani morti nelle strutture. Si indaga su eventuali carenze e omissioni nella gestione degli ospiti, come l’assenza di mascherine, ma anche, tra i vari fronti, anche sulla “commistione” nelle strutture tra pazienti dimessi dagli ospedali ed anziani.
Il Pio Albergo Trivulzio conta il momento il maggior numero di decessi, anche perché è la più grande (quasi 150 morti su un totale di circa 1200 persone, tra ospiti e pazienti). Nell’inchiesta per epidemia colposa e omicidio colposo è indagato il dg Giuseppe Calicchio ed è iscritto anche lo stesso istituto per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.
E’ probabile che le indagini si allarghino anche ad altri responsabili del Pat, mentre Calicchio, già sentito nei giorni scorsi in videoconferenza dagli ispettori del Ministero della Salute, si è difeso spiegando di aver seguito regole e protocolli, anche regionali e ministeriali.
Sia in questo fascicolo, che negli altri sulle Rsa milanesi, gli inquirenti, con gli investigatori del Nas dei carabinieri e della Gdf, dovranno lavorare su più fronti: dalle analisi sulle centinaia di morti per sospetto Covid fino all’assenza di tamponi e di mascherine e alle presunte minacce agli infermieri che le utilizzavano. E ancora le eventuali omissioni nei referti e nelle cure fornite e la presunta ‘commistione’ tra anziani e pazienti dimessi dagli ospedali e infine il ruolo dell’amministrazione regionale nella predisposizione di linee guida e piani pandemici.