HIV: attenzione ai pazienti fragili e con diagnosi tardiva. Le donne si mostrano piĆ¹ vulnerabili. La ricerca punta sulla biologia femminile

Le donne presentano elementi di maggiore fragilitĆ  legati alle caratteristiche biologiche del distretto genitale femminile, sia in termini di infiammazione, sia di microbioma che in alcune tipologie sembra favorire la trasmissione dellā€™infezioneā€ sottolinea la Prof.ssa Giulia Marchetti, Professore Associato di Malattie Infettive UniversitĆ  di Milano


AgenPress.Ā DONNE E HIV: UN MAGGIORE RISCHIO DI INFEZIONE, SPESSO IGNORATO – Recenti studi internazionali sullā€™Hiv si sono soffermati anche sulle differenze di genere, rilevando una serie di specificitĆ  che sembra caratterizzare la donna. La donna, infatti, puĆ² annoverarsi tra i soggetti fragili in termini di infezione da Hiv: tuttavia, nonostante nel mondo le donne rappresentino oltre la metĆ  delle persone infette, non vengono rappresentate in modo soddisfacente nei trial. La donna presenta degli elementi specifici sotto il profilo clinico, con riferimento sia allā€™acquisizione dell’infezione, sia alla progressione della malattia. Molte indicazioni necessitano ancora di conferme, ma alcune conclusioni possono dirsi giĆ  conclamate.

ā€œUn elemento caratterizzante della donna ĆØ il rischio di acquisizione – evidenzia la Prof.ssa Giulia Marchetti, Professore Associato di Malattie Infettive UniversitĆ  di Milano, presso lā€™Ospedale San Paolo ā€“ L’apparato genitale femminile presenta alcune caratteristiche specifiche che possono comportare alterazioni in grado di favorire la possibilitĆ  di contrarre l’infezione. La letteratura scientifica conferma questa tesi sulla base di due elementi: anzitutto, l’infiammazione a livello genitale femminile determina anche un aumento delle cellule che possono essere infettate da Hiv; in secondo luogo, ĆØ dimostrato che vi sia unā€™aumentata espressione di alcuni corecettori dellā€™Hiv sulle cellule della mucosa genitale come evidenziato da studi su biopsie della cervice uterinaā€.

ā€œUn altro aspetto su cui si ĆØ concentrata lā€™attenzione negli ultimi anni ĆØ il cd. microbioma vaginale ā€“ aggiunge la Prof.ssa Marchetti ā€“ Il microbioma ĆØ quellā€™insieme di batteri normalmente presenti nel nostro organismo a ogni livello, che influenzano tante situazioni di benessere e malattia. Il tipo di microbioma presente a livello vaginale ha effetti sulla probabilitĆ  di venire infettati. Questo ĆØ stato dimostrato in coorti di pazienti molto ampie. In breve, possiamo affermare che le donne abbiano degli elementi di maggiore vulnerabilitĆ , che sono in buona sostanza legati proprio alle caratteristiche biologiche del distretto genitale femminile, sia in termini di infiammazione, cioĆØ di aumento di cellule infiammatorie che possono essere infettate, sia in termini di microbioma che in alcune tipologie sembra favorire la trasmissione dellā€™infezione. Questa condizione provoca conseguenze in tema di prevenzione: non per quanto riguarda la PrEP per via orale, ma per i vaginal rings, intrisi di farmaci antiretrovirali, che potrebbero essere meno efficaci perchĆ© potrebbero essere influenzati dalle caratteristiche specifiche sia dal microbioma. In questo sensi, alcuni germi propri di quadri di disbiosi vaginale hanno mostrato la capacitĆ  di metabolizzare i farmaci antivirali rilasciati dagli anelli vaginali, riducendone cosƬ la biodisponibilitĆ ā€.

LE DONNE E Lā€™EVOLUZIONE DELLā€™AIDS – Il secondo aspetto riguardante le donne ĆØ attinente alla loro diversitĆ  nellā€™evoluzione della malattia. ā€œNelle prime fase dellā€™infezione, le donne sembrerebbero avere delle cariche virali di HIV piĆ¹ basse rispetto agli uomini: un dato sostanzialmente positivo, almeno in apparenza ā€“ spiega la Prof.ssa Marchetti ā€“ Tuttavia, in merito alla progressione, cioĆØ alla probabilitĆ  di sviluppare Aids, nessuno studio ha dimostrato con certezza delle differenze tra uomini e donne. Quindi, nonostante una carica virale piĆ¹ bassa in una prima fase, ciĆ² non implica un minore sviluppo della malattia come si potrebbe supporre. I ricercatori hanno approfondito questo aspetto immunologico: ciĆ² che ĆØ emerso ĆØ che nelle donne, pur con una carica virale piĆ¹ bassa allā€™inizio dellā€™infezione, viene a crearsi una situazione di maggiore attivazione del sistema immunitario durante la fase cronica dellā€™infezione. In particolare, si osserva un aumento dei livelli di sottotipi cellulari che producono interferone, citochina in grado di esplicare un duplice effetto sullā€™infezione da HIV: un iniziale maggiore controllo della replicazione virale, seguito perĆ² da un contributo alla progressione del danno immunologico. Questo ĆØ il dato piĆ¹ forte: nelle fasi iniziali dellā€™infezione, prima del trattamento antivirale, le donne hanno meno carica virale, che si accompagna perĆ² ad una maggiore produzione di interferone e di attivazione immunitaria, la quale tuttavia nelle fasi croniche dellā€™infezione puĆ² portare ad una progressione di malattia piĆ¹ rapida. Analogamente, un assetto infiammatorio piĆ¹ elevato nelle donne si associa ad una maggiore probabilitĆ  di sviluppare tutte quelle malattie associate alle persone affette da Hiv, quali quelle di tipo cardiovascolare, aterosclerosi precoce, infarti, malattie dellā€™osso come lā€™osteoporosi o lā€™osteopenia, oltre a menopausa precoce, minore funzionalitĆ  ovarica, conseguenze allā€™apparato riproduttivoā€.

ATTENZIONE ANCHE AI PAZIENTI FRAGILI ā€“ Il tema delle donne ĆØ stato oggetto di numerose riflessioni nellā€™ambito del Congresso ICAR 2020, occasione per focalizzare lā€™attenzione sulle popolazioni piĆ¹ complesse e fragili, importante componente dei soggetti affetti da HIV. ā€œLa popolazione che ha contratto lā€™infezione da HIV sta invecchiando ed ĆØ molto importante considerare le diverse comorbositĆ  al momento della valutazione della terapia antiretrovirale, non soltanto per le interazioni farmacologiche, ma anche per evitare di sommare effetti collaterali simili ā€“ sottolinea la Prof.ssa Cristina Mussini, Professore Ordinario di Malattie Infettive presso lā€™UniversitĆ  di Modena e Reggio Emilia e co-presidente del Congresso – Lā€™attiva partecipazione al convegno della community ha aiutato a far emergere problematiche sociali ed etiche scarsamente considerate in altri ambiti, come quelle legate alla popolazione transgender, che presenta peculiaritĆ  e fragilitĆ  che meritano di essere affrontate in modo adeguato, o alle donne. Altri soggetti con corsi dellā€™infezione piĆ¹ complessi sono i pazienti con presentazione tardiva, oltre ad adolescenti e giovani adulti che hanno acquisito lā€™infezione per via materna. Inoltre, ogni aspetto sia sanitario sia sociale legato allo stigma risulta amplificato nella popolazione immigrata, i cui soggetti spesso sono legati a una presentazione tardiva, a una minore aderenza e al rischio di perdita al follow-up. Infine, questi tempi difficili per tutti lo sono ancora di piĆ¹ per una popolazione che per motivi sanitari e sociali ĆØ piĆ¹ fragile di altre. Infatti, lā€™infezione da Covid-19 ha avuto un importante impatto negativo su tutta la cascata della cura dellā€™infezione da HIV: lā€™impatto negativo si ha a partire dalla prevenzione, quindi dal test e dalla Ā PrEP, per la quale, nonostante i recenti progressi, in Italia persiste ancora una non rimborsabilitĆ , contrariamente agli altri Paesi europeiā€.

ICAR2020, LA NUOVA SFIDA DEGLI INFETTIVOLOGI: AFFRONTARE Lā€™HIV AL TEMPO DELLA PANDEMIA ā€“ ICAR 2020, svoltosi online dal 12 al 16 ottobre, ĆØ stato un Congresso abstract-driven, con una forte interazione tra ricerca di base, translazionale e clinica, ispirato dalla necessitĆ  di un linguaggio comune tra comunitĆ  scientifica, dei pazienti, particolare attenzione verso i giovani ricercatori, il personale sanitario non-medico, la Community, la societĆ  civile. Questa edizione, ridisegnata in digitale, ĆØ stata presieduta dal Prof. Massimo Clementi, Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia allā€™UniversitĆ  Vita-Salute San Raffaele di Milano; da Sandro Mattioli, Presidente Plus, Persone LGBT+ Sieropositive, Bologna; dalla Prof.ssa Cristina Mussini, Professore Ordinario di Malattie Infettive presso lā€™UniversitĆ  di Modena e Reggio Emilia; il Prof. Guido Silvestri, professore ordinario di Patologia Generale alla Emory University University School of Medicine di Atlanta; il Presidente SIMIT Marcello Tavio, Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona).

Nonostante lā€™inedita modalitĆ  digitale, sono stati rispettati gli impegni e gli obiettivi, il programma annunciato precedentemente e le consuete caratteristiche. Presentati il 14% di Abstract in piĆ¹ rispetto allo scorso anno. Prevenzione (dal messaggio U=U, alla PrEP al Testing) e innovazione (dalla medicina personalizzata allā€™eradicazione e alla cura) al centro delle relazioni presentate; ā€œnumeriā€ significativi: 1248 partecipanti, 185 membri della Faculty, 159 della Community, 122 studenti coinvolti nel Contest RaccontART in 40 classi e 7 scuole.

 

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