AgenPress – I carabinieri del Nas hanno arrestato 6 persone e notificato due misure interdittive a carico di 6 veterinari ufficiali in servizio all’Asp di Crotone e 2 gestori di uno stabilimento di macellazione carni a Strongoli, con l’accusa di aver macellato animali senza controlli sanitari. I militari hanno anche sequestrato stabilimenti e allevamenti per un valore di oltre un milione di euro. In corso perquisizioni in 18 allevamenti calabresi.
Le indagini, avviate nell’anno 2019 in seguito ad una segnalazione interna al Servizio Veterinario, e svolte dal Nas di Cosenza sotto la costante direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, hanno riguardato l’intera filiera delle carni (bovine, suine ed ovi-caprine) e hanno interessato, oltre ai soggetti destinatari dell’odierna misura cautelare, anche 14 allevatori di bestiame, nei cui allevamenti i carabinieri stanno oggi dando esecuzione a un decreto di perquisizione, anche mediante ricognizione aerea degli stessi effettuata dai droni.
L’attività investigativa ha consentito di ricostruire compiutamente come i veterinari indagati, al fine di procurare ingiusti vantaggi patrimoniali agli allevatori cui erano contigui, ponessero in essere una gravissima serie di omissioni e di atti contrari ai doveri del proprio ufficio quali l’attestazione di profilassi anti-tubercolosi mai avvenute, l’alterazione dei prelievi di sangue effettuati su capi suini al fine di consentirne la macellazione, l’intermediazione nell’illecito traffico di marche auricolari, sovente appartenute ad animali deceduti per malattia e successivamente apposte ad altri capi abusivi al fine di sanarne l’illecita posizione, o ancora l’inserimento e la revoca di false denunce di smarrimento di animali.
Più in generale è stato documentato, da parte dei pubblici ufficiali coinvolti, un utilizzo distorto dell’anagrafe zootecnica informatizzata, in cui venivano registrati dati completamente avulsi dalla realtà ed inseriti al solo fine di regolarizzare i traffici commessi dagli allevatori indagati.
L’illiceità dei comportamenti tenuti era bene a conoscenza dei veterinari coinvolti, che infatti la sottolineavano puntualmente nel corso dei colloqui telefonici con gli allevatori, anche al fine di far loro ‘pesare’ l’interessamento speso. In un caso infatti uno dei veterinari, parlando al telefono, ha commentato: “siete certi furbacchioni…tu ti vendi i vitelli, noi parliamo a telefono e poi…viene Gratteri!”, evocando tra l’ilarità generale l’intervento dell’autorità giudiziaria.
Terminale delle condotte illecite era lo stabilimento di macellazione di Strongoli sottoposto a sequestro, il cui gestore è stato tratto in arresto unitamente ad un’impiegata amministrativa che di fatto sovrintendeva a tutte le attività criminose. Presso il citato macello, nel corso dell’indagine, sono stati sezionati centinaia di capi tra bovini, suini ed ovi-caprini privi di qualsivoglia profilassi o certificazione sanitaria, le cui carni sono state in seguito vendute e sono finite sulle tavole di ignari consumatori.
Dalle indagini sarebbe emerso che i veterinari indagati avrebbero attestato profilassi anti-tubercolosi mai avvenute, alterato prelievi di sangue su suini per permettere la macellazione. Inoltre avrebbero fatto da intermediari nel traffico illecito di marche auricolari, spesso appartenute ad animali deceduti per malattia e successivamente apposte ad altri capi abusivi al fine di sanarne l’illecita posizione, o ancora l’inserimento e la revoca di false denunce di smarrimento di animali. Più in generale sarebbe stato documentato un utilizzo distorto dell’Anagrafe Zootecnica informatizzata, in cui venivano registrati dati completamente avulsi dalla realtà ed inseriti al solo fine di regolarizzare i traffici commessi dagli allevatori indagati.