AgenPress – Mentre le navi umanitarie vengono bloccate, centinaia di vite si perdono nel Mediterraneo centrale. È il monito di Medici Senza Frontiere (MSF) dopo il fermo della Geo Barents, l’ultima nave umanitaria bloccata in un porto italiano proprio mentre in mare si consumava l’ennesimo naufragio, il secondo in pochi giorni. MSF chiede alle autorità italiane il tempestivo rilascio della Geo Barents perché possa tornare al più presto a salvare vite in mare.
Alla fine di un’ispezione durata 14 ore, il 2 luglio nel porto di Augusta, la nave di ricerca e soccorso di MSF è stata sottoposta a fermo amministrativo a seguito dell’individuazione di 22 non-conformità, 10 delle quali sarebbero alla base del provvedimento. Siamo pronti a effettuare tutti gli adeguamenti necessari, ma siamo consapevoli che le ispezioni sono diventate un mezzo per perseguire obiettivi politici dietro la forma di procedure amministrative. MSF è scesa in mare a maggio con la Geo Barents, pienamente equipaggiata e certificata per svolgere attività di ricerca e soccorso, nel rispetto delle leggi e dei regolamenti previsti dalle autorità marittime competenti.
I team a bordo hanno effettuato una serie di soccorsi dal 10 al 12 giugno, salvando 410 persone estremamente provate e con diversi casi vulnerabili. Tra loro 16 donne, di cui sei viaggiavano sole e una era incinta, oltre a 101 minori non accompagnati. La maggior parte di loro proveniva da paesi devastati dalla guerra, come Siria, Etiopia, Eritrea, Sudan, Mali.
Il blocco della Geo Barents è l’ennesima prova dell’accanimento amministrativo delle autorità italiane e delle misure punitive sistematicamente adottate per bloccare l’azione umanitaria in mare. Dal 2019 ad oggi, le autorità italiane hanno condotto 16 ispezioni sulle navi umanitarie, portando 13 volte a un fermo amministrativo, per un totale di 1078 giorni in cui queste navi non hanno potuto salvare vite in mare.