AgenPress – La tragedia in Ucraina mette “a repentaglio l’assetto economico, finanziario e sociale emerso alla fine della Guerra Fredda e la stessa cooperazione multilaterale. Rappresenta un punto di svolta di cui è difficile prevedere le conseguenze”.
Così il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corsa della sua relazione tenuta al centro congressi la Nuvola in occasione di un convegno organizzato da Il Mulino su economia e diseguaglianze.
“L’integrazione dei mercati e la stessa cooperazione multilaterale che ne costituivano due fondamentali pilastri sono oggi, chiaramente, più incerti. Persino la pace nel nostro continente rischia di essere compromessa“, ha aggiunto.
Quello che stiamo vivendo in questo momento è “un punto di svolta le cui conseguenze sono difficili da prevedere sia sul piano economico, sia su quello politico e sociale” ha ribadito il governatore della Banca d’Italia.
Visco ha parlato quindi della situazione economica nel nostro Paese. “In Italia è un po’ peggiorata la distribuzione dei redditi tra il 1980 e oggi. La questione cruciale del nostro Paese riguarda il ristagno della crescita” ha affermato.
“Nel 2019 il Pil pro capite si attestava su livelli prossimi a quelli di inizio millennio, ed è cresciuto il livello di famiglie con livelli di reddito e di consumo al di sotto delle convenzionali soglie di povertà“.
Inoltre “la pandemia ha amplificato la disoccupazione dei giovani“. All’emergenza sanitaria è collegato un insieme di “ricadute di natura psicologica e sociale“, effetti che possono “avere implicazioni anche sull’economia” e “a livello globale” tanto che si stima che “oltre 100 milioni di persone torneranno in stato di povertà estrema”.
Il governatore della Banca d’Italia ha quindi sottolineato: “I progressi dell’ultimo decennio non potranno che rallentare. Perché ciò non avvenga, è necessario che ci sia un intervento istituzionale e un coordinamento anche a livello di cooperazione internazionale rilevante“.
Uno dei problemi cruciali nel nostro Paese riguarda la scuola. Il “modesto livello di investimenti in istruzione, in particolare quella terziaria” provoca una “fragilità del sistema scolastico“. Visco ha sottolineato che in istruzione in Italia si investe “meno dell’1% del Pil, una delle percentuali più basse dei paesi avanzati”.